Macron e Merkel, il piano per un esercito europeo: le Sturmtruppen di Ursula Von der Leyen
Ci vuole «una spinta rivoluzionaria» per creare un esercito europeo. Chi intende imprimerla, con un documento di dodici pagine, è il gruppo parlamentare socialdemocratico al Bundestag (Parlamento tedesco). Ma è d'accordo anche il presidente francese Emmanuel Macron, stando a quanto dichiara in un'intervista a Le Grand Continent: «Gli Stati Uniti ci rispetteranno come alleati solo se rimarremo seri con noi stessi e se saremo sovrani con la nostra stessa difesa». Del resto, Parigi invia già le sue truppe in Africa a combattere il terrorismo islamico, senza perdersi in lunghe consultazioni con le agenzie internazionali. L'Onu è in crisi e impotente quando si tratta di assicurare la pace.
La crisi dell'Onu - «Non posso far altro che constatare che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, oggi, non produce più soluzioni utili; siamo tutti corresponsabili quando alcuni diventano ostaggio delle crisi del multilateralismo», spiega l'inquilino dell'Eliseo, che nelle ultime settimane ha scatenato un inferno nel Mali, dove la Francia è presente in forze dal 2013, eliminando i jihadisti nemici del governo locale. Anche la Germania ormai non si vergogna di mostrare la propria potenza di fuoco. L'attuale ministro della Difesa tedesco, presidente dimissionaria della CDU, Annegret Kramp-Karrenbauer, ha annunciato che Berlino invierà le proprie navi da guerra nella regione dell'Indo-Pacifico per affermare l'interesse nazionale garantendo la libertà di navigazione nell'area. Per la SpD si tratta del ritorno alla «diplomazia delle cannoniere» e del «guglielminismo». I suoi alleati di sinistra nel quarto governo guidato da Angela Merkel la rinchiuderebbero volentieri in una gabbia burocratica. Il progetto, nella bozza socialdemocratica, partirebbe da 8.000 militari effettivi messi a disposizione dai 27 Stati membri, sarebbe autonomo rispetto all'Alleanza Atlantica, ma per contenere le ambizioni germaniche agirebbe sotto il comando di un Commissario UE e il suo controllo spetterebbe a una Commissione ad hoc del Parlamento di Strasburgo.
Le ambizioni di Berlino - Ai cristianodemocratici viene in soccorso la Frankfurter Allgemeine Zeitung, secondo la quale oggi molti ancora si rifiutano di capire che uno dei Paesi con le più vaste flotte mercantili del mondo e una dipendenza globale dal libero commercio quale è la Germania «deve proteggere» i propri interessi sui mari. Se la cancelliera Angela Merkel si impegnasse con il presidente eletto degli Stati Uniti, Joe Biden, a far assumere alla Germania «maggiori responsabilità per i valori e gli interessi comuni, si aprirebbe un mare di possibilità». Quando si tratta di contribuire con il 2% del proprio pil alle spese della Nato, insomma, i tedeschi si mostrano restii se ciò non corrisponde a un accrescimento delle responsabilità. Sarebbe meglio invece se quel denaro fosse utilizzato per conseguire obiettivi nazionali o per affrontare minacce alle quali gli Usa non si mostrano sensibili, come l'espansionismo turco, aveva fatto capire la Kramp-Karrenbauer su Politico del 2 novembre scorso, spiegando che «non c'è un vero motivo per il quale gli europei non dovrebbero poter esibire una maggior presenza - e più muscoli, se necessario - nel Mar Baltico e nel Mare del Nord, nell'Europa Centrale e dell'Est, nei Balcani, in Medio Oriente, nel Mediterraneo e nel Sahel». Macron, invece, si dice convinto che «il cambiamento di amministrazione americana sia un'opportunità per continuare in modo totalmente pacifico e sereno quello che degli alleati devono capire: dobbiamo continuare a costruire la nostra autonomia per noi stessi, come gli Stati Uniti fanno per loro, e come la Cina fa per sé». Per il momento, le visioni strategiche di Francia e Germania divergono ancora. Quando si saranno messi d'accordo, le forze armate europee si metteranno in marcia.