Coronavirus, Paolo Becchi e Giuseppe Palma: "I pm indaghino Conte e Speranza"
Il virus circola in Italia già dal 2019. Siamo stati i primi a dirlo, proprio dalle pagine di questo giornale in un nostro articolo del 3 giugno. Nessuno ci ha voluto ascoltare, eppure svolgemmo una indagine molto accurata sulla base delle cronache locali, quindi individuammo casi sospetti sin dai primi giorni di ottobre 2019. Oggi arriva la conferma da parte di uno studio svolto dalla Fondazione IRCCS – Istituto nazionale dei tumori di Milano, attraverso uno screening sul cancro al polmone. Secondo questa ricerca in ben tredici regioni italiane (tra cui Lombardia, Lazio, Piemonte, Toscana e Veneto) v’erano positivi asintomatici già a settembre 2019. Le cronache locali di allora parlavano infatti di “polmoniti e guai respiratori” insoliti rispetto alla stagione già dal 2 ottobre. Avevamo a giugno già documento tutto. Le notizie di questi giorni sono solo una conferma di quanto noto da tempo.
Il punto è un altro. In queste settimane la magistratura si è fiondata addosso al governatore della Sardegna Solinas, reo – si fa per dire – di aver tenuto le discoteche aperte in estate. Cosa che hanno fatto i gestori di tutta Italia, ma i Pm si sono buttati addosso a Solinas, Presidente di centro-destra. Ormai non c’è da meravigliarsi più di nulla. Non se la passa bene neppure Fontana in Lombardia, oggetto di inchieste aleatorie.
Gli unici due che dovrebbero essere sottoposti ad indagine sono invece intoccabili: Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Certo, loro a settembre/ottobre 2019 erano appena andati al governo e pensavano a ben altro, tant’è che dopo aver dichiarato lo stato di emergenza il 31 gennaio di quest’anno, fino al 21 febbraio dicevano che la situazione era sotto controllo e che il virus in Italia non c’era. Come non ricordare il virologo di grido quando a febbraio diceva che il rischio era zero e che in Italia il virus non circolava. Come non ricordare gli slogan “abbraccia un cinese” dei sindaci di sinistra o l’aperitivo sui Navigli a Milano di Zingaretti a fine febbraio. Lo stesso dicasi per Conte e Speranza quando i primi di febbraio invitavano i governatori del Nord, tutti di centro-destra, a non fare discriminazione quando chiedevano un controllo sui bambini rientrati dalla Cina.
Sia Speranza che Conte sapevano del virus molto prima di febbraio, infatti esiste un documento datato 5 gennaio, pubblicato sul sito del Ministero della salute il 9 gennaio, nel quale si parla espressamente di “polmonite da eziologia sconosciuta – Cina”. Documento inoltrato sia all’Istituto Superiore della Sanità che al Ministero dell’Interno. Quasi due mesi persi in involtini primavera e in rassicurazioni balorde.
L’unica inchiesta che davvero farebbe luce su ciò che è successo sarebbe quella di sottoporre ad indagine il premier Conte e il ministro della salute Speranza per delitti colposi contro la salute pubblica, art. 452 del codice penale, e già che ci siamo anche per distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere ai sensi dell’art. 411 del codice penale, per aver impedito le autopsie facendo bruciare i morti. Fatti gravissimi. E ora si trova persino conferma del fatto che il virus circolava già da settembre. Eppure niente, Conte e Speranza sono immuni da qualsiasi indagine. E il problema sono le discoteche in Sardegna e la movida nelle città.