Ponte Morandi, il penoso viceministro grillino che gode per gli arresti dei capi di Autostrade
Sarebbe sciocco aspettarsi decoro civile e sensibilità istituzionale dalla compagnia di sfasciacarrozze catapultata al potere dalle piazze del vaff****o: ma un sottosegretario che rievoca i morti del Ponte Morandi e rilancia compiaciuto la notizia dell'arresto dei manager di Autostrade, ecco, questo è troppo. Non si capisce, infatti (per modo di dire, perché in realtà si capisce benissimo), a quale criterio risponda l'iniziativa di questo Sibilia Carlo, numero due del ministero degli Interni, che ieri appunto si faceva cronista di quello sviluppo giudiziario nel ricordo delle vittime del crollo. Banalmente, il criterio è questo: ti arrampichi su quella catasta di morti e da lì fai il tuo comizio salutando la giustizia che proclama la vittoria dell'Italia onesta che pretendi di rappresentare, perché notoriamente quella che non ti vota vuole strade insicure, morti a bizzeffe e l'impunità dei responsabili.
Che poi anche per i manager arrestati valga questa cosa un po' strana che è la presunzione di innocenza, e che ricordarsene non significa scordarsi dei poveretti che hanno perso la vita, è un dettaglio evidentemente estraneo alle cognizioni del clan che ci amministra. Ma una sbirciata alla Costituzione potrebbero anche darla, e magari un amico che gli spiega che non si usano le vittime in quel modo lo trovano: c'è caso che arrivi all'impensabile, e cioè capisci che se stai al governo non ti metti a fare il procuratore del popolo che organizza girotondi sotto i balconi dei palazzi di giustizia.
E' già osceno che il potere pubblico si metta le penne della ricostruzione, con il nuovo ponte usato da trampolino elettorale, ma la retorica sulla strage per l'accreditamento della politica dell'onestà è una vergogna supplementare di cui proprio non avremmo bisogno. Tanto meno quando c'è un processo che fino a prova contraria serve ad accertare delle responsabilità, non a sacrificare dei colpevoli prestabiliti via social da un annuncio ministeriale. La propaganda non è come il debito, non ce n'è una buona e una cattiva: quando di mezzo ci sono tutti quei morti fa schifo e basta.