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Pietro Senaldi e Kamala Harris "mulatta": "Repubblica e Avvenire hanno scritto le stesse cose. Solo un pretesto per attaccare Libero"

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"La vice mulatta ha già rubato la scena a Biden?". Pietro Senaldi, intervistato da Gli inascoltabili a Nsl Tv, si difende nella pretestuosa polemica per il titolo di Libero su Kamala Harris, vicepresidente americana. Un'espressione giudicata "razzista" da molti commentatori di sinistra, arrivati addirittura a rinnegare la lingua italiana in nome di un per giunta mal interpretato politicamente corretto. "Anche se diciamo che l'acqua è bagnata ci danno dei razzisti - sottolinea con amara ironia il direttore di Libero -, tutti ci hanno ammorbati sul voto ispanico, il voto nero, il voto bianco. Si sa che la componente razziale è fondamentale nella politica americana, la nostra stampa la esaltava con la favola di un immigrato alla Casa Bianca, Barack Obama. Ora lo diciamo noi e ci attaccano con un pretesto, perché non riescono a formulare un'idea".



Ascolta qui l'intervista integrale di Pietro Senaldi a Gli inascoltabili su Nsl Tv
 

"Il controllo della lingua - prosegue Senaldi - è roba da 1984 di George Orwell, il controllo della lingua è controllo del pensiero. Non si può dire che la Harris è mulatta? Ma in fondo l'ha scelta proprio perché avrebbe preso i voti degli afroamericani. Mulatta non è un insulto, in America la Reuters parla di "razza mista". Repubblica e Avvenire l'hanno definita 'di colore': è solo un attacco a Libero, è evidente. Io vengo processato per espressioni linguistiche. Tutta la stampa l'ha esaltata in quanto prima vice donna, se io avessi sottolineato il fatto che è una donna mi avrebbero accusato di sessismo",
 

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