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Vittorio Feltri su Donald Trump: "Detestato in Italia da giornalisti mediocri, cosa scrivono di lui i simpatizzanti di sinistra"

Vittorio Feltri
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Comincio col dire che le elezioni tenutesi negli Stati Uniti mi hanno emozionato come una partita di calcio di serie C. Non mi hanno minimamente appassionato. Mentre ho seguito con molto interesse i commenti riguardanti Trump e Biden prodotti dai soliti sapientoni da talk-show o prima pagina. Ho udito e letto cose turche. Il vecchio Donald è stato trattato da chi manco lo conosce come fosse il diavolo, un ammazzapopoli, un farabutto meritevole della sedia elettrica. Viceversa il suo avversario democratico, il quale è stato santificato, dipinto quale salvatore dell'America.

I toni usati dai nostri bulli da tastiera sono stati e continuano ad essere apocalittici, ricordano le battaglie all'ultimo sangue condotte dai comunisti negli anni Cinquanta, quando tra rossi e scudocrociati non c'era alcun dialogo bensì un fitto scambio di brucianti insulti. Capisco lo stato d'animo degli statunitensi impegnati a sostenere uno dei due candidati a costo di affermare fregnacce, tuttavia mi domando che senso avesse il livore dei nostri pennaioli alla moda contro il leader ormai uscente. Di lui ne sono state vergate di ogni colore, improperi disgustosi di norma riservati ai peggiori delinquenti, non certo a uomini politici che possono piacere oppure no ma che vanno comunque rispettati. Non voglio fare i nomi di coloro che nel nostro Paese hanno lapidato Trump con violenza, segnalo soltanto che si tratta di giornalisti mediocri, privi di autocontrollo, ovviamente simpatizzanti per la sinistra. La quale si conferma una consorteria di malviventi che si sentono autorizzati a infangare chiunque non la pensi come loro.

 

 

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