Pietro Senaldi contro Giuseppe Conte: "Bastona l'opposizione poi chiede aiuto. Viene un sospetto"
Non so più se vivo nella realtà o dentro un decreto presidenziale di Conte. Il premier non è mai sazio delle sue parole e fa una conferenza stampa al giorno. Solito bla-bla. Ieri ha riunito i giornalisti per fare sapere che gli spiace molto mandare a casa gli studenti e, «appena la curva dei contagi lo renderà possibile», si tornerà alla scuola in presenza. Non vediamo l'ora, purché il professore di Volturara Appula stavolta si sieda al banco e non in cattedra. Conscio che l'aria per lui si è fatta pesante, il nobile foggiano ieri ha mandato avanti il suo ministro della Salute, che al contrario del nome ci dà poche speranze, a battagliare con le Regioni relegate a zona rossa senza un chiaro motivo. Da buon comunista, l'ex allievo di Bersani, dall'alto del 3,4% che il suo partito - Leu - ha rimediato alle ultime elezioni, ha detto che si fa come dice lui e basta. Almeno il giovane trinariciuto è uno che parla poco ma afferma qualcosa, a differenza del presidente del Consiglio, che ogni volta che appare ormai, più che rabbia, suscita sfinimento. Speranza è partito come don Chisciotte, a testa bassa come le Regioni, cimentandosi in un'impresa impossibile, velleitaria e senza fondamento, un po' come la sua avventura editoriale, il libro «Perché guariremo», ritirato per decenza e rispetto verso le centinaia di morti quotidiani, addirittura prima di essere messo in vendita. La missione era dimostrare che il governo ha ragione a chiudere Lombardia, Piemonte, Val d'Aosta e Calabria e che i governatori messi sotto chiave hanno torto a lamentarsi.
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La conferma - Il presidente Fontana afferma che Milano è stata chiusa sulla base di numeri dei contagi vecchi e che la situazione è tornata sotto controllo, pertanto verso la Lombardia è stata commessa un'ingiustizia. La conferenza stampa del Comitato Tecnico Scientifico che doveva confutarne le tesi in realtà ha confermato le perplessità dell'amministratore leghista, ammettendo che i dati a sua disposizione sono inattuali e incontrollati. Ciononostante, finanche bergamaschi e lodigiani, che hanno un indice di contagio sotto la media nazionale, per due settimane non potranno uscire di casa. Siccome la miglior arma di difesa è l'attacco, Speranza non si è perso d'animo e, al centrodestra che lo accusava di aver trattato diversamente le regioni rosse da quelle leghiste e azzurre, ha replicato che l'opposizione «finge di ignorare la gravità dei dati sui malati». Siamo alle comiche. Il ministro accusa Fontana, l'uomo che supplicò per avere la zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro, nonché il primo in Italia ad avere chiesto la quarantena per chi arrivava da fuori e ad aver indossato la mascherina invitando i cittadini a imitarlo, di essere un negazionista. Lo stesso governo che diede al presidente lombardo del razzista perché a marzo propose di isolare chi giungeva da Wuhan e gli rimproverò di aver danneggiato l'immagine dell'Italia nel mondo per aver fatto un video in cui si copriva naso e bocca, oggi lo rimprovera di essere un kamikaze del virus e di voler esporre i propri amministrati a rischi inutili.
Sorge un sospetto - Il sospetto è che il razzismo stia in Conte e nei suoi ministri. E sia di due tipi, geografico e politico, e abbia come destinatario le Regioni del Nord amministrate dal centrodestra; il governo voleva punire anche il Veneto, e non lo ha fatto solo perché mettere in quarantena Zaia avrebbe svelato troppo chiaramente la partigianeria delle sue decisioni. In questo quadro di estrema tensione, il premier continua a fare appelli al centrodestra, chiedendo collaborazione e invocando l'unità del Paese. Le condizioni per correre in soccorso della maggioranza Salvini, Meloni e Berlusconi le hanno poste: si stabilisca che, a epidemia vinta, ci saranno elezioni anticipate. Ma Conte, piuttosto che andare al voto, romperebbe la boccetta del vaccino. Particolare non secondario: non si capisce che genere di collaborazione il premier si aspetti dall'opposizione, giacché tutte le proposte di sovranisti e azzurri finiscono regolarmente nel cestino. Plausibilmente, il premier per collaborazione non intende un apporto di idee, proposte e atteggiamenti fattivi; gli basterebbe che i leader del centrodestra lo applaudissero tutte le volte che parla, complimentandosi con lui per ogni nuovo dpcm. Questa però si chiama sudditanza, e brandire il virus per mettere a tacere gli avversari significa tentare di speculare sull'epidemia per blindare la poltrona.