Cerca
Cerca
+

Pietro Senaldi contro Giuseppe Conte: "Attacca i napoletani per le rivolte e poi la Campania zona gialla"

Pietro Senaldi
  • a
  • a
  • a

«Stiamo tutti uniti» ha esordito ieri il nostro premier. Le condizioni del centrodestra Conte le sa: per avere l'appoggio dell'opposizione, il governo deve impegnarsi a portare l'Italia al voto non appena la pandemia sarà finita. Ma questo l'esecutivo non lo prende neppure in considerazione, malgrado ogni giorno faccia appelli a combattere il virus tutti insieme e affermi di agire nell'esclusivo interesse del Paese. L'alternativa alla sospirata mancanza di unità è l'attuale caos. Infatti lo Stato versa in stato confusionale e le ragioni sono da ricercarsi soprattutto in chi ha il pallino in mano da un anno. Chi, avendo un minimo di raziocinio, seguirebbe Conte e la sua masnada di ministri sicuro di uscire dal tunnel? Ieri alle sei della sera ristoranti e bar hanno chiuso. Un'ora dopo è toccato ai negozi tirare giù la saracinesca e verso le 20 sono finite anche le poche attività sportive ancora autorizzate. Si tratta di attività duramente provate dai tre mesi di chiusura della scorsa primavera e che non si sono mai riprese completamente da giugno a oggi, anche perché il governo, oltre a limitarne l'esercizio, ha imposto loro due miliardi di spese extra, tra distanziamenti e igienizzazioni, per mettere gli ambienti in sicurezza. Ebbene, ieri in quattro regioni - Lombardia, Piemonte, Val d'Aosta e Calabria -, ristoratori e negozianti se ne sono tornati a casa senza sapere se oggi avrebbero potuto riaprire.

Riunito da giorni in vertici e cabine di regia, il governo non aveva partorito ancora il topolino, malgrado da tre giorni i suoi sherpa inondino le redazioni con anticipazioni del nuovo decreto presidenziale, che il premier ha annunciato lunedì, quando ci viene il sospetto che il provvedimento non fosse ancora neppure nella sua mente. Alla fine si è arreso, e si è dato un giorno in più per decidere. Ristoratori e negozianti, se hanno seguito ossessivamente i telegiornali o compulsato i siti di informazione, hanno quindi potuto sapere, una volta arrivati a casa, che hanno ancora 24 ore d'aria. L'aguzzino del popolo ha infine esternato dopo cena, per rovinarci la digestione, come sua abitudine. Poteva risparmiarselo. Avevamo già sentito tutto più volte. Ma Conte non sa rinunciare alla parte dell'oratore della patria. Al posto delle parole del premier, i cittadini avrebbero gradito maggiore rispetto. Ignoriamo dove l'avvocato abbia vissuto prima di approdare a Palazzo Chigi, e neppure ci interessa, ma l'insensibilità che sta dimostrando nei confronti degli italiani è rimarchevole. Lavorano anche le mamme dei bambini di seconda media, e a sera ancora non sapevano se sarebbero potute andare in ufficio o avrebbero dovuto accudire il pargolo. Il decreto stabilisce la scuola a distanza dai dodici anni, perché è l'età in cui si possono lasciare i figli a casa per ore senza commettere reato, ma forse in seconda media c'è qualche allievo che non ha varcato ancora il traguardo anagrafico, oppure c'è qualche genitore più apprensivo che non vuole lasciare la prole preadolescente sola per l'intera giornata. L'emergenza non è la pandemia, che ci ritroviamo tra le scatole da quasi un anno, ma sono i dpcm del presidente, che capitano tra capo e collo imprevedibili, disordinati, vaghi e inopportuni. Questo premier, che dall'agosto 2019 ama gli immigrati, contro i quali prima decretava, sa che molte colf extracomunitarie per andare al lavoro devono cambiare Comune? Pensa che stiano tutte davanti alla tv in attesa del suo verbo?

 

 

Con il favore delle tenebre, il governo ha consumato l'ennesimo scandalo, facendo ancora una volta politica sul Covid. In zona rossa ci sono finite solo regioni del centrodestra, malgrado siano stati i governatori dem di Campania e Puglia a chiudere le scuole per l'emergenza e la situazione degli ospedali in Lazio, a Bari e Napoli sia infinitamente peggiore che a Bergamo o Torino. È evidente che il governo ci marcia sull'allarme virus e che, se non ci fosse stato il Corona, Conte avrebbe finito la sua corsa da un po'. Però è imbarazzante perfino per i giallorossi che la Lombardia, malgrado l'indice di contagio sia in discesa e la situazione ospedaliera sotto controllo diventi zona rossa e la Campania no. La cosa ci spinge all'amara considerazione che in Italia alla fine ha ragione chi protesta e fa casino. Dieci giorni fa Napoli scese in piazza contro le chiusure e Libero la difese. Il governo invece attaccò la città, denunciando che la protesta era capitanata da camorristi, delinquenti e fascisti. Oggi Conte e Speranza lasciano libera questa gentaglia che ha protestato contro le istituzioni e chiudono a chiave ristoranti e negozi che hanno seguito diligentemente le norme astruse dell'esecutivo, malgrado i disastri economici che gli hanno procurato, e malgrado l'appello del governatore Fontana a non decidere la morte delle attività sulla base di dati vecchi. Altro che Stato confusionale. Per certi comportamenti il nome giusto è complicità.

Dai blog