Vittorio Feltri contro Giuseppe Conte: "Ma dove corre? Parli chiaro e smetta di rompere le palle agli italiani"
Ennesima attesa di conoscere quale sarà il nostro destino. Ogni due per tre Giuseppe Conte utilizza la televisione per comunicarci come dobbiamo comportarci allo scopo di evitare che il Covid ci stenda in un letto d'ospedale o, peggio, in una bara. Oggi o domani il premier foggiano ci rifilerà un altro pistolotto: non sappiamo quali saranno i nuovi precetti cui dovremo attenerci, eppure siamo in grado di immaginarli. Si tratterà di costringere i cittadini a barricarsi in casa, i quali in questo modo riprenderanno, per un tempo determinato o indeterminato, a condurre una esistenza monastica, senza lavorare quindi senza incassare lo stipendio, e saranno indotti pertanto a sposare una dieta ferrea.
Ormai ci stiamo abituando a tutto, persino ad essere presi per i fondelli, e nessuno protesterà, rassegnandosi a campare da detenuto. Personalmente non mi lamento, tuttavia vorrei mi fosse spiegato perché il presidente del Consiglio, che la tv ci mostra sempre in filmati in cui egli corre come un matto (ignoriamo dove), soffra di decretite acuta, nel senso che non smette mai di emanare editti onde proibire questo e quello, manifestando un sadismo smisurato. Ci illustri una volta per tutte cosa diavolo dobbiamo compiere e non compiere e cessi di romperci le palle quotidianamente con castighi ingiustificati.
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Desidera inibire gli italiani al punto da renderli inattivi? Faccia pure, tanto ormai siamo avvezzi ad essere considerati burattini nelle sue mani. Non abbia paura di indispettirci, siamo già fuori dai gangheri, come risulta dai sondaggi sulla sua trascurabile persona: i consensi riguardanti Conte sono in brutale calo, ciò significa che le sue apparizioni continuative sul piccolo schermo, tese a mortificarci, sono indigeste al popolo. Cerchi di riassumere le proibizioni che ci infligge in un decreto solo, ci risparmierà il fastidio di sentirlo parlare più di Bergoglio. Contro il quale non abbiamo niente, tuttavia siamo stufi dei suoi discorsi con cui si distingue perché non fa altro che menare il can per l'aia, sebbene in Vaticano non esista da secoli un'aia.