Vittorio Feltri sul nuovo lockdown: "Canarini in gabbia. Ci toccherà guardare Lilli Gruber, tifosa acefala della sinistra"
Abbiamo capito che ci stiamo avviando verso una nuova e pesante reclusione. Il virus avanza zoppicando, uccide meno, però colpisce più gente. Il clima italiano è brutto, dilaga la protesta e aumenta l'incertezza. Tutti hanno qualcosa da dichiarare ma nessuno ci illumina. Siamo sinceri: non comprendiamo più niente eppure ciascuno di noi discetta del corona. Forse domina la paura. La prospettiva che ancora una volta le città diventino dei deserti ci mortifica e spaventa. Che giorni ci aspettano? Passare ore in tinello a guardare la tv che ci rovescia addosso notizie che riguardano il Covid non è divertente e neppure consolante. Non si potrà uscire di casa se non per portare il cane a fare pipì, vietato recarsi al bar che ha abbassato le saracinesche, non parliamo dei ristoranti e delle pizzerie che costituivano un modesto svago ma sempre meglio che vedere sul piccolo schermo le faccine di Lilli Gruber, tifosa acefala della sinistra conformistica. Ci domandiamo come faremo ad arrivare fino a Natale agli arresti domiciliari pur non avendo commesso reati. Lo stato d'animo dei cittadini è quello dei canarini in gabbia. Essi vorrebbero volare ma non possono neppure camminare per la via.
Fatale che se la prendano col governo, col Quirinale e pure col parlamento, sebbene nessuno sia in grado di fornire alle istituzioni qualche idea migliore rispetto a quelle carcerarie imposte da Giuseppe Conte, al quale ne abbiamo dette di ogni colore senza dargli un suggerimento che potesse aiutarlo ad agire con maggiore saggezza. Insomma, i nostri compatrioti hanno i nervi a fior di pelle eppure non sanno che pesci prendere. Varie categorie di lavoratori sono in affanno e nessuno le solleva poiché mancano i mezzi finanziari. Se il Paese è inerte e non produce o produce poco, manca la liquidità e non si può pretendere che Palazzo Chigi, guidato da un presidente improvvisato, sia in grado di fare miracoli.
Altre Nazioni europee sono messe peggio della nostra, tuttavia sono quiete e non protestano con ferocia. Ogni attività soffre, in particolare quelle del terziario, e non c'è una idea utile a rimetterle in riga. Nonostante ciò il Pil nazionale in settembre è lievitato del 16 per cento, segno che noi siamo ancora vitali quantunque abbiamo il morale sotto i tacchi. Forza, non dobbiamo scoraggiarci e speriamo che la realtà ci spinga a ritrovare un po' di ottimismo e di buonumore.