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Nizza, l'attentato? "È il politically correct a mettere seriamente a rischio il futuro dei nostri Paesi"

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Francesco Carella
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Diciamolo con durezza: il negazionismo dei funzionari del politically correct mette seriamente a rischio il futuro dei nostri Paesi democratici. Costoro, a fronte delle continue violenze islamiste - ieri tre persone sono state barbaramente uccise nella cattedrale di Nizza per mano di un tagliagole tunisino giunto in Francia dopo essere sbarcato a Lampedusa - continuano a sostenere che l'Occidente non abbia alcun problema con il mondo islamico, ma solo con alcune frange estremiste. Millequattrocento anni di tensioni dimostrano giusto il contrario. Infatti, se si sfoglia, seppure velocemente, un manuale di storia, ci si accorge che nell'ultimo secolo e mezzo «le due comunità - come scrive lo storico John Esposito - sono state sempre in competizione, scontrandosi violentemente per la conquista di potere, di terra e di anime». In tal senso, vale la pena di ricordare che per oltre mille anni dal primo sbarco moresco in Spagna al duplice assedio turco di Vienna - nel 1529 e nel 1683 - l'Europa è sempre stata sotto la costante minaccia da parte del mondo musulmano. «Le ragioni di questa lunga conflittualità - ha scritto Samuel Huntington - non vanno ricercate né nel fervore cristiano del XII secolo né nel fondamentalismo jihadista del Ventesimo secolo, ma nella natura stessa delle due civiltà».

 

 

Infatti, il mondo islamico non prevedendo alcuna separazione fra sfera religiosa e sfera politica educa il suo popolo a uno stile di vita opposto a quello occidentale, che, in forza del precetto cristiano della separazione del regno di Dio da quello di Cesare, si riconosce nella democrazia e nei diritti individuali. Da ciò discende il giudizio sprezzante che i musulmani danno della cultura occidentale considerata "individualista, decadente e immorale". E tutto ciò non riguarda, come la sinistra si ostina a credere, solo una ristretta minoranza di fondamentalisti. A tal proposito, illuminante è il caso di un'icona della cosiddetta intellighenzia progressista, Fatima Mernissi. La scrittrice, in "Islam and democracy", ci dona perle di questo genere : «L'individualismo, tratto distintivo dell'Occidente, è l'origine di tutti i mali il potere occidentale umilia le nostre capacità e invade le nostre vite l'islam deve produrre le proprie armi se intende difendersi». L'Occidente e il suo ventre molle, ossia l'Europa, non possono più permettersi di continuare a negare l'evidenza, ovvero che ci troviamo al cospetto di un movimento il cui orizzonte strategico punta oltre le classiche dispute territoriali tra Stati sovrani. Occorre avere contezza che ci troviamo in pieno "scontro di civiltà" e che, per dirla con l'arabista Bernard Lewis, dobbiamo contrastare "il più antico rivale della nostra tradizione ebraico-cristiana, del nostro presente laico e democratico e dell'espansione di entrambi a livello mondiale". Continuare a negare la realtà significa condannare l'Occidente a un futuro incerto, mentre il presidente turco Erdoan si propone quale leader del mondo islamico europeo. 

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