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Silvio Berlusconi fatto fuori dalla giunta di Giovanni Toti, Pietro Senaldi: "A seggi chiusi è un colpo basso e un tradimento"

Pietro Senaldi
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Siamo stati tutti contenti che Giovanni Toti si sia confermato governatore in Liguria il mese scorso grazie ai voti di tutto il centrodestra. Gli abbiamo fatto i complimenti e gli abbiamo reso merito per aver prevalso sull'unico candidato comune espresso nelle ultime Amministrative dalla maggioranza giallorossa. Abbiamo celebrato la sua vittoria su Ferruccio Sansa con enfasi pari a quella che avremmo usato se avesse sconfitto Roosevelt o Kennedy, mentre il suo rivale era molto più banalmente un giornalista del Fatto Quotidiano. Forse abbiamo esagerato con gli osanna, e infatti l'Orso Yoghi della politica italiana, questo il soprannome del pingue presidente ligure, si è preso un po' troppo sul serio e ha cominciato a comportarsi come se fosse lui l'unico artefice del miracolo, che invece è il risultato di un gioco di squadra straordinario. La Liguria è la prova che il centrodestra, quando è unito e compatto e trova un candidato realmente condiviso, può espugnare le roccaforti rosse, quale era la Liguria. In Emilia-Romagna, Toscana, Puglia e Campania non fu così e infatti l'alleanza venne sconfitta.

Ieri Toti ha reso nota la sua giunta e la sensazione è che si sia dimenticato tanto la lezione del voto quanto le proprie origini. Nella lista dei suoi assessori infatti compaiono degnissime persone: esponenti della lista del presidente, Cambiamo, della Lega, di Fratelli d'Italia e della cosiddetta società civile. Solo non si vede l'assessore forzista, e francamente non si capisce perché il governatore abbia deciso di non dare rappresentanza agli elettori azzurri, che hanno contribuito come gli altri al suo trionfo. Si sa che la gratitudine è il sentimento del giorno prima e che la politica è affare per gente cinica e con pelo sullo stomaco. È anche legittimo che Toti non stia più bene dentro Forza Italia, che pure lo ha generato, prima come uomo azienda, in quanto direttore dei tiggì Mediaset, e poi come politico, e tenti di fondare un nuovo partito con Mara Carfagna, altra berlusconiana doc da tempo in crisi edipica. Però, se il governatore voleva chiudere con il partito azzurro, correttezza avrebbe imposto che egli lo chiarisse agli elettori e agli alleati prima delle urne e non dopo. Alla vigilia del voto sarebbe stata una scelta politica criticabile ma onesta, a seggi chiusi è un colpo basso e un tradimento delle decine di migliaia di liguri che hanno optato per la lista berlusconiana.

 

 

MESCOLATORE DI CARTE
Poiché abbiamo a cuore la sorte di Toti, ci sentiamo in obbligo di metterlo in guardia. Fondare un partito è un'impresa ciclopica se non si hanno il genio visionario e il carisma di Berlusconi o Grillo. Chiedere a Monti, Fini, Casini, Alfano, Renzi e Calenda per maggiori delucidazioni. È un percorso pieno di insidie e partire con un calcio nel sedere ai progenitori non è una bella mossa. Difficilmente può portare bene, gli elettori sembrano distratti ma sotto sotto capiscono e ricordano tutto. Chi sputa nel piatto dove ha mangiato per trent' anni non è un rottamatore, non è un uomo nuovo, e non può incarnare il cambiamento anche se se ne appiccica l'etichetta. È semplicemente un mescolatore di carte in cerca di un nuovo travestimento.

SINTOMO DI DEBOLEZZA
Avere un progetto nuovo significa sapere dove si vuole arrivare ma anche conservare la consapevolezza di dove si è partiti e del percorso fatto. Accantonare Forza Italia per Toti non è solo un gesto poco elegante ma anche un sintomo di debolezza. I rottamatori non hanno amici, non hanno passato, hanno un presente sfuggente e un futuro che diventa subito dietro le spalle. In Liguria era nato qualcosa di buono, vedere il blocco sgretolarsi già al primo giorno inquieta e intristisce. Toti è uomo saggio, o almeno fino a ieri era sembrato tale. Se vuole, ha ancora tempo e modo per rimediare. Tanto, anche tra cinquant' anni, tutti potranno sempre rinfacciargli di essere un'invenzione professionale e politica di Berlusconi. Più cercherà di cancellare questa realtà, più gliela ricorderanno

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