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Dpcm, Renato Farina smaschera Giuseppe Conte: "Tanto rumore per nulla"

Renato Farina
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Diciamo subito. Cambia poco. Non ci sono stati fulmini e saette. Giuseppe Conte non ha fatto scendere la scure sulla vita quotidiana degli italiani. Essa semmai è lasciata in mano ai sindaci. Insomma, le nubi e le facce scure non hanno rovesciato la grandine sugli italiani. Fin qui la sintesi delle notizie. Ma perché tirare notte per dirlo al popolo? Che razza di modo di trattare le nostre coronarie stressate da parte di chi dovrebbe rispettare un po' di più i cittadini. In tanti ci siamo ritrovati come gli imputati seduti sulle panche di un tribunale in attesa della sentenza. Abbiamo atteso la sentenza. Gattabuia? Arresti domiciliari? Quali tagli alla libertà e ai diritti individuali comunicherà? Questo era lo stato d'animo che in Italia conta più dello Stato di diritto. Non sono robe da niente. Il virus è una cosa seria, ma non è che vedersi piombare in casa i carabinieri come è capitato sabato sera in provincia di Torino per vedere quanti ospiti c'erano nel tinello, sia roba da ridere. Tre ore e mezza di spostamenti progressivi del piacere per i sadomasochisti, ma non si fa così, non è buona educazione civica. Ed ecco le notizie. Nessun lockdown, né blocco tra le regioni. Niente coprifuoco! Non ci sarà (per il momento?) l'arresto domiciliare per tutti tra le 23 e le 6 come invece già in vigore da ieri a Parigi e dintorni oltre che in altre zone metropolitane in Francia. Alla fine pesa di più quel che non c'è e che tanti scienziati auspicavano davanti all'accelerazione del contagio (ieri quasi 12mila nuovi positivi). Le Regioni potranno stabilire provvedimenti nel loro ambito. I sindaci avranno il potere di disegnare piccole zone rosse, di quartiere, rione, strada, però consentendo l'accesso a chi deve accedere a trattorie e simili.

 

 

SIMIL FEDERALISMO
Insomma: una spruzzata di federalismo e municipalismo. Un po' paradossale, ma prendiamo atto. Quando a essere investite dall'alito demoniaco del Corona erano la Lombardia, Il Veneto e l'Emilia-Romagna il governo non mollò alcuna prerogativa a Milano, Venezia e Bologna. Adesso che il mantello virale avvolge l'intero Stivale e le Isole, si favorisce l'autonomia. Bene benissimo. Alla fine insomma Conte -per dirla alla brutta - dà ragione a Fontana e Zaia. Buon segno, e novità gradita, anche la lunga concertazione con le Regioni, accettandone molte indicazioni. Sarebbe stata una sciagura oggi mostrare agli italiani non tanto una differenza di valutazione tra maggioranza e opposizione, che è fisiologica, quanto una schizofrenia tra autorità legittime. È un dovere oggi cercare di essere un corpo solo, senza comprimere il dovere di critica, ci mancherebbe. Evitando però di gettare la responsabilità sullo sviluppo della pandemia su ministri o su governatori. Il Corona sta in queste settimane facendo più danni in Paesi dotati di governi assai meno rabberciati e sulla carta meno incompetenti del nostro. Può essere che a spingere Conte verso una maggior partecipazione e una minor autoreferenzialità sia la percezione della propria inaspettata debolezza. Se prima una sua caduta era impossibile perché si riteneva potesse portare a elezioni anticipate, ora è chiaro a tutti che si andrebbe verso un governo dai vasti confini. E dunque Conte cerca di evitare traumi nella propria sgangherata coalizione. Cosa cambia rispetto alle ultime misure? 1) Scuole. Nessuna chiusura generalizzata. Ha vinto la ministra Lucia Azzolina. Mutano gli orari. Si spinge verso lo scaglionamento delle entrate per evitare la ressa sui mezzi pubblici prima delle 8 del mattino. Inoltre - finalmente - una scelta di buon senso. I pullman turistici saranno messi a servizio del trasporto locale, consentendo così una maggior sicurezza, e ottenendo di dare una mano al settore in paurosa crisi dall'inizio della pandemia. La decisione pertanto di Enzo De Luca in Campania di lasciare fino alla fine del mese i bambini e i ragazzi per strada invece che in classe, resta una trovata isolata. 2) Lavoro. Nessuna chiusura. Nel settore pubblico lo smart working (o lavoro agile) sarà vieppiù ampliato. Favorito anche nel privato. 3) Settore terziario. I provvedimenti restrittivi per ora riguardano solo i bar (aperti tra le 5 e le 24, dopo le 18 solo servizio ai tavoli). I ristoranti chiudono alle 24. Sei commensali max a tavolo. Palestre e piscine: sorvegliate speciali ma restano aperte. La decisione maggiore riguarda però il potere ai sindaci. Saranno gli sceriffi pronti a chiudere i saloon e le strade da movida esagerata. Un'osservazione però ci vuole sul metodo della comunicazione. Che tira e molla assurdo di orari flessibili per annunci inflessibili. Gira pure la battuta: è Conte il primo a violare il coprifuoco, se tarda ancora un po', si arresta da solo. In Francia e in Germania Macron e Merkel, dicono un'ora per le comunicazioni, e rischiano di arrivare un minuto prima, perché l'ansia in questo periodo è già parte dei risultati terroristici provocati dal virus. Che oltre ai polmoni avvelena gli animi, funziona come la goccia cinese appunto, che cade sulla testa e buca il cranio. Il blocco dei consumi è dettato proprio anche da questo modo ansiogeno di dare istruzioni francamente ormai banali come il lavarsi le mani, la mascherina e il distanziamento. La forma degli annunci è parte del contenuto.

LA LUNGA ATTESA
E qui tocca fornire la cronaca di questa esasperante pantomima. Eravamo tutti lì, chi a Roma, chi in auto, chi a casa sua. Dai, esci, mister Conte. Le notizie, le notizie, per favore. Invece Conte non arriva mai. Che fa? Gioca alla suspence? Doveva, secondo indiscrezioni, parlare alle 18. Poi alle 19. Ecco - si dice con malizia - aspetta l'ora di apertura dei Tg, le ore 20, meglio le 20 e 05, con le telecamere che aspettano il responso e invece ancora no, come insegnò Mike Bongiorno a Lascia o raddoppia. Macché. Il cronista del Tg1 indica con il dito il portone di Palazzo Chigi. «È tutto pronto là dentro per la conferenza stampa». Tutti meno il premier. «Sta mettendo a punto gli ultimi provvedimenti», comunica però annunciando che le cose saranno quiete, nessuna lockdown. Ma chi può dirlo, se lo stesso premier aveva minacciato di togliere il saluto a chiunque si azzardasse in previsioni. Ah ecco. Parlerà alle 21 e 30. C'è gente che trema, sente la canna alla tempia in attesa di una specie di roulette russa con il dito sul grilletto. Non esiste solo la minaccia del virus ai polmoni, con i parenti trepidanti in attesa del responso di vita o di morte fuori dalle unità di terapia intensiva. Gli uomini sono complicati. Accanto alle ferite del corpo esistono quelle che gettano in miseria. Ieri è stato il momento in cui milioni di italiani - dimenticando per un po' la letalità del Covid - hanno trepidato per le decisioni sul modo di frenare il Covid. Uccideranno o no la piccola ditta di ristorazione, porteranno alla chiusura del bar, manderanno in malora gli imprenditori nel campo del fitness, palestre o piscine? E i parrucchieri e le estetiste, che ne sarà di loro? Chiunque frequenta queste botteghe sa che. se dovessero essere applicate per loro misure totalitarie,, equivarrebbe a un capestro economico. Hai un bel dire: arriveranno i risarcimenti (Conte lo ha assicurato anche ieri notte!), poiché si sacrificano per la salute di tutti. L'esperienza però di questi mesi è stata una lezione di disillusione. Comunque da stamattina, ragazzi, più prudenza per favore, meno movida e meno menate. 

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