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Dpcm, Roberto Formigoni contro Giuseppe Conte: "Tornano i decreti dittatoriali a spese dei cittadini"

Roberto Formigoni
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Sono passati nove mesi, è arrivata la seconda ondata largamente prevista e preannunciata da tempo, ma per il governo è come se il virus fosse esploso ieri. Gli strumenti e la gestione, le modalità comunicative, sono esattamente identiche a quelle di primavera. Vengono diffusi messaggi terrorizzanti, con la compiacenza e la complicità di ben individuati media, giornaloni e tv, ma la colpa è sempre dei cittadini e della loro «irresponsabilità», anche se il governo continua a rifiutare i 37 miliardi del Mes e non ha ancora versato alle regioni i fondi per l'acquisto delle nuove terapie intensive, stanziati dal Parlamento a maggio e richiesti dalle regioni a giugno come era prescritto.

 

 

Per fortuna alcune (poche) regioni hanno cominciato a muoversi per conto loro, anticipando i fondi dalle proprie casse, comprando le apparecchiature a debito, arrangiandosi, tanto da Roma non arrivava nulla. E lo stesso hanno fatto molti ospedali e il sistema sanitario nel suo complesso, così come i medici e gli specialisti che hanno messo a punto protocolli terapeutici innovativi dettati dall'esperienza terribile di questa primavera. Se non ci troviamo nella condizione tragica di nove mesi fa (nonostante l'aumento dei contagi) lo dobbiamo solo a loro. E il governo? Prosegue con le modalità di marzo: uso e abuso di decreti-legge e leggi delega, stillicidio di voti di fiducia, e soprattutto il ricorso continuo e indiscriminato ai famigerati dpcm, i «decreti del presidente del consiglio dei ministri», di cui gli italiani non possono neanche più sentir parlare, ma che piacciono molto a Conte perchè sono uno strumento totalmente nelle sue mani, non legato a nessun voto e a nessuna ratifica da parte di nessuno.

Certo, Conte talvolta sottopone il testo ai ministri e ai partiti della sua maggioranza, ma non sempre, vista la litigiosità. Certo, Conte afferma di avvalersi dei pareri e dei consigli degli innumerevoli comitati tecnico-scientifici che ha al suo servizio, ma poi si scopre che spesso i comitati avevano suggerito altre opzioni o erano del tutto all'oscuro di quanto si stava decidendo. Per oggi sono stati annunciati nuovi decreti e divieti, ma non posso esimermi dal giudicare gli obbrobri contenuti nelle prescrizioni di questa settimana. Chi sa spiegare ad esempio qual è la differenza tra attività motoria e attività sportiva, chi ci dice a quale velocità scatta la differenza e quindi posso togliere la mascherina? E se un atleta si allena per la marcia e non per la corsa? Perchè Conte non ci spiega come mai nei teatri si può entrare in 200 e ai matrimoni al massimo in 30? E se la chiesa in cui mi sposo è vasta come un teatro o se mi sposo all'interno di un teatro?

Senza contare che solo l'intervento di Mattarella ha bloccato l'obbrobrio della polizia che entra nelle case a controllare con chi siamo, una misura da Unione Sovietica, del tutto anticostituzionale. A chi giova tutto questo? Anzitutto a Conte stesso, che con l'abuso degli strumenti decisionali che ho ricordato, soprattutto i dpcm, ha messo fuori gioco parlamento e opposizioni, ergendosi a unico decisore e accumulando un potere di assai dubbia legittimità (ricordo che in Francia, Germania, Spagna le Corti Costituzionali hanno bocciato provvedimenti di chiusura decisi dai governi). Da noi le opposizioni non sono mai, ripeto, mai state convocate e consultate, il Parlamento, quando il suo voto è indispensabile, si è spesso visto recapitare complicati testi varati la notte precedente e quindi di impossibile esame: ha votato a scatola chiusa.

Le regioni possono solo stabilire misure più dure del governo, e talvolta decidono anche peggio, vedi la Campania. Oltre che a Conte, la situazione sta giovando alla tenuta di una maggioranza parlamentare che è minoranza nel Paese e che è messa a durissima prova dalla crisi sempre più grave dei 5Stelle, anche se Pd e media fiancheggiatori cercano di puntellarla in ogni modo e di nobilitarla come una virtuosa anche se tormentata prova di maturazione. Chi non ne può più è il cittadino, sempre più bombardato da un'informazione terrorizzante e da un inseguirsi di provvedimenti e di divieti in cui è difficile raccapezzarsi. E il gonfiarsi delle manifestazioni di protesta è un pessimo segnale. Per affrontare la seconda ondata occorrerebbe l'opposto: lavoro duro e umile del governo insieme all'opposizione e agli esperti, utilità comprovata dei provvedimenti che si assumono, chiarezza e sobrietà nella comunicazione. Chi prova a spiegarglielo?

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