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Dpcm, Pietro Senaldi: "Un'altra stretta serve a poco e fa danni", così Giuseppe Conte dà il colpo di grazia all'Italia

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Il coprifuoco arriva. Non in quanto sia la misura più idonea a fermare il contagio, ma perché è la più semplice; e poi, il fatto che l'abbiano già introdotta altri Stati rende la decisione mediaticamente inattaccabile. Il governo ha in animo di imporre la chiusura dei ristoranti alle 22. Pare che la Lombardia farà fare l'ultimo giro ai pub alle 23, ma dopo le 18 per bere bisognerà sedersi al tavolo. È un film già visto. Anche a febbraio scorso certe Regioni avevano imposto ai bar di tirare giù la saracinesca alle 18, per fermare la movida dei ragazzi, con il risultato che i giovani anticiparono l'aperitivo alle 17 e il virus travolse il Nord.

Intendiamoci, non vogliamo assolutamente dire che la serrata serale sia inutile. Tutto serve a mitigare la diffusione dell'epidemia. Solo, non illudiamoci che sia una mossa risolutiva. A giugno, luglio e agosto, subito dopo la riapertura, c'era più gente in strada e nei locali rispetto a oggi, eppure i nuovi positivi non superavano i duecento al giorno. Dopo averli elogiati per mesi, esaltandone la responsabilità e la diligenza, il governo ha iniziato uno scaricabarile sui cittadini e in particolare sui ragazzi. Sembra che se il Covid ha rialzato la testa la colpa sia tutta dei quattro gatti che sono andati in discoteca più di due mesi fa. Ridicolo. Gli amanti del gin-tonic in questi giorni sono come i patiti del jogging a marzo, gli untori ideali, i capri espiatori perfetti, con la differenza che mentre il virus può nascondersi nelle goccioline di sudore e trasmettersi attraverso esse, immerso nell'alcool muore.

La sensazione è che Conte e i suoi non abbiano granché idea di come arginare il Covid e si affidino alle Regioni, con il vantaggio di poter scaricare sui governatori l'impopolarità delle chiusure, che metterebbero in ginocchio economicamente milioni di italiani, salvo poi intestarsi i meriti sanitari conseguenti alle stesse. Il coprifuoco prossimo venturo risponde a uno schema già messo in atto dall'esecutivo: si tergiversa finché la situazione non precipita con provvedimenti civetta; poi, quando gli ospedali arrivano al collasso, si terrorizza l'opinione pubblica e si chiude tutto.

BARBIERI E RISTORATORI
Al momento siamo alla fase uno e, anziché attivarsi ad aumentare terapie intensive, potenziare i trasporti e riorganizzare le scuole, il governo incrocia le dita puntando sul fatto che oggi il Corona è meno letale e solo lo 0,5% dei positivi necessita di ricovero. Per questo ci si limita alla lotta allo spritz e alle cene tra amici e si mettono nel mirino categorie e attività secondarie in termini di propagazione del virus, come i barbieri, le estetiste, le palestre e anche i ristoratori.

La cosa più spiacevole sarebbe che il governo prendesse per i fondelli questi ultimi, magari imponendo il coprifuoco alle 22 per il quale si battono i dem. Se così fosse, di fatto le trattorie sarebbero costrette a chiudere, non potendo fare un secondo giro di clienti, ma in fondo neppure un primo, visto che nessuno va a mangiare fuori se è costretto a ingozzarsi per alzare i tacchi all'ora delle galline. In compenso tuttavia il governo verrebbe esentato dall'obbligo di sostenere economicamente gli esercenti perché la decisione di abbassare la saracinesca sarebbe loro e non dello Stato.

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