Cerca
Cerca
+

Filippo Facci contro la chiusura della scuola: "Tanto i ragazzi vanno in giro e si infettano lo stesso"

Filippo Facci
  • a
  • a
  • a

Non puoi fare mezzo lockdown, non puoi neanche dilazionarlo o pagarlo a rate. Puoi, al limite, non andartelo proprio a cercare, puoi limitare il futile e le cosiddette feste, gli ammassi di gente non necessari: ma non puoi decidere unilateralmente di chiudere le scuole, semplicemente perché non serve. Lo dice la logica, lo dice l'esperienza e lo dice da tempo qualche autorevole rivista scientifica. Lo dice il buonsenso, quello che suggerisce che uno studente compresso in casa, poi, se ne uscirà lo stesso a socializzare e a recuperare ogni relazione e promiscuità, nel caso recuperare il virus. Se invece un bambino decidi di comprimerlo in casa, allora serve qualcuno che lo tenga d'occhio, e a farlo, nel welfare all'italiana (se non sono le madri, che però talvolta lavorano) è previsto che siano tipicamente i nonni, cioè i soggetti che dal virus possono ricavare i guai peggiori.

Le babysitter bisogna pagarle, e in ogni caso non è che sono immuni. Poi, oltre al buonsenso, ci sono studi come quelli pubblicati da «Lancet Child and Adolescent Health», secondo i quali il lockdown scolastico ha determinato una riduzione della mortalità del 2 o 4 per cento «con una forbice molto più vicina al dato minimo», ha spiegato una comparazione tra i dati del Covid e quelli di altre sedici epidemie, dalla semplice influenza alla Sars; ne è risultato che chiudere le scuole serve in caso di influenza, ma non nel caso del Covid-19, anzi, a un impatto marginale sulla diffusione del virus si contrappone il costo non marginale di un'educazione infantile danneggiata in termini di salute mentale, e, dal punto di vista dei genitori, danneggiata in termini di finanze familiari. Abbiamo lasciato per ultima, poi, quella che dovrebbe essere la questione di principio: chi ha deciso che in Italia la scuola è sacrificabile? Chi ha deciso, Costituzione alla mano, che la scuola non è un diritto primario come il lavoro? Chi ha deciso - lo chiediamo a «pugnoduro» De Luca, governatore della Campania - che i ragazzi non possono stare seduti in classe mentre i poveracci, quelli che raccolgono frutta e ortaggi, possono stare ammassati in camion o in pullman scalcinati? Non puoi fare dei pezzi di lockdown qua e là: puoi proibire le feste, ma, se gli autisti degli autobus mettessero la musica, trasformerebbero i loro autobus in rave party itineranti: e la finiscano, soprattutto a Milano, di dire che i mezzi pubblici non sono pieni e strapieni, le foto delle metropolitane le abbiamo viste, su molti autobus c'è scritto «completo» e manco si fermano, sono molto più stipati adesso che nel periodo pre-covid: le corse sono state diminuite (andrebbero aumentate quelle, prima di chiudere le scuole) e c'è più gente che ha deciso di prendere i mezzi.

 

 

Altro che «il contingentamento è sotto controllo», piantatela di sparare pubbliche palle. L'assembramento per ora è lì, non nelle scuole, non nei ristoranti dove i gestori sono ormai psicotici, non nei supermercati sorvegliati come banche. In una regione come la Campania, peraltro, c'è da fare ogni cosa fuorché chiudere le scuole, visto che, dal livello medio di scolarizzazione, parrebbero già chiuse da anni. Dopo aver puntato per mesi il dito verso Nord, il governatore De Luca sembra preso dal panico a fronte di una situazione infinitamente meno grave di quanto fosse quella della Lombardia mesi fa. Intanto il governatore Stefano Bonaccini, in Emilia Romagna, fa capire che la sua regione potrebbe anche imitare la Campania. Perfetto. Intanto Nicola Zingaretti, governatore del Lazio, difende il compagno di partito De Luca. Benissimo. E sarà anche vero che questo governo governa poco, e che fa un sacco di cazzate, ma certa anarchia sui fondamentali (la scuola) certo non aiuta. Francesco Boccia, ministro per le Autonomie e diessino pure lui, è stato più che diplomatico: «Abbiamo condiviso che i due pilastri che dobbiamo tutelare sono scuola e lavoro, sarebbe opportuno un raccordo tra governo e regioni». Diplomatico, sì, ma probabilmente strozzerebbe De Luca volentieri.

Dai blog