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Pietro Senaldi, il bluff di Nicola Zingaretti: "La stampa gli è amica, gli lanciano i pomodori ma lui rimane comunque lì"

Pietro Senaldi
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Zingaretti è l'uomo del grande bluff. Perde le elezioni e sostiene di aver vinto. Il Pd cede voti e lui afferma di guidare il primo partito del Paese. Viene a Milano a farsi un aperitivo per dimostrare che il Covid non deve cambiare le nostre vite e si ammala subito. Afferma che se governassero Salvini e Meloni avremmo le fosse comuni in spiaggia e due settimane dopo le progressiste Campania e Lazio diventano le Regioni dove il virus dilaga. Si vanta di guidare una macchina sanitaria all'avanguardia nella lotta al Corona e le sue unità di crisi diramano un comunicato che fotografa una situazione da Terzo Mondo: sei-otto ore di coda per fare il tampone presso i presidi pubblici con una fila media intorno alle 250 autovetture. Se ti metti al volante che sei negativo, rischi di contagiarti prima che arrivi il tuo turno. Poiché gode di stampa amica, gliele passano tutte; ma la realtà non diventa da nera a rosea solo per il fatto di non raccontarla. Ieri, 14 ottobre, era il tredicesimo anniversario della fondazione del Pd, partito a vocazione maggioritaria secondo i sogni del suo creatore, Veltroni, che subito tradì la parola alleandosi con l'Italia dei Valori di Di Pietro. Il fascino delle manette è qualcosa di irresistibile per la sinistra. Walter prese 12 milioni di voti, dando il là alla politica delle figurine, vip e nomi noti candidati al posto di politici di mestiere. Arrivarono le debuttanti al ballo Madia e Picierno, l'ex prefetto Serra, il volto tv Sarrubbi, il figlio di Colaninno, l'imprenditore nero Calearo. L'attuale Partito Democratico vale la metà dei voti di quello dell'ex sindaco di Roma e come capo non può vantare neppure un vip. Si accontenta di avere il fratello di una figurina, Nicola Zingaretti, cadetto del più noto Luca, al secolo il commissario Montalbano.

 

 

 

 

Caso Roma - Il bluff del segretario attuale è svelato dai numeri. Come illustrato dal vicedirettore Carioti, in questa stessa pagina, i dem hanno perso consensi e visto calare le loro percentuali in tutte le Regioni in cui si è votato regnante Zingaretti. Ma i trucchi non finiscono qui. Il Pd si atteggia come il partito che ha il Paese in mano. Nulla di più falso. Governa solo perché si è prestato a fare da ruota di scorta ai grillini dopo che Salvini li ha mollati, però incide pochissimo sull'azione del governo. A primavera si vota a Roma, dove la Raggi ha fallito e perfino Di Maio non la vuol più vedere neppure dipinta. Ciononostante Zingaretti, che oltre a leader del Pd sarebbe anche presidente del Lazio, non riesce a imporre un proprio nome. Forse dovrà accontentarsi di appoggiare Calenda, che ha passato gli ultimi sei mesi a dire che il segretario non capisce un'acca. La gestione del Covid è prerogativa esclusiva del premier e dei suoi commissari, tutti di provata fede grillina. L'unico dem che ha una qualche influenza è il ministro per l'Autonomia Boccia, che però è ormai molto più vicino, e non soltanto geograficamente, a Conte che a Zingaretti, al quale non riferiscono neppure le regioni rosse. Sul cavallo di battaglia grillino, il reddito di cittadinanza, il Pd non ha voce in capitolo, così come su tutti i provvedimenti identitari del Movimento che hanno sfasciato l'economia del Paese. Tabula rasa anche sulla giustizia, nonostante l'argomento sia brodo di coltura della sinistra parlamentare. Come sugli aiuti europei per la sanità, il famoso Mes: la maggioranza degli italiani è favorevole al prestito, ma Zingaretti non riesce a metterci le mani sopra causa veto pentastellato.

Alla deriva  - Forse il vero attore di famiglia non è Montalbano ma Nicola: riesce a stare sulla scena anche se non ha niente in mano, parla come il generale Patton anche se non guida la Terza Armata americana bensì un esercito alla deriva, non si fa scoraggiare dai pomodori che gli lanciano dalla platea ed è capace di sorridere e inchinarsi per ringraziare anche quando gli va tutto storto. Un bluffatore nato, senza assi ma con quattro voti, di un colore solo.

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