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Coronavirus e Dpcm, Silvano Petrosino: "Di troppe regole si muore, è la tentazione di ogni regime totalitario"
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Si muore di Covid o si muore di troppe regole? Secondo Silvano Petrosino, che boccia l'esasperazione dei divieti dal tempo del Coronavirus, la pandemia è uno stress per le democrazie "Vivere è imparare a crescere attraverso gli errori. Un figlio che obbedisce sempre al padre è peggio di un figlio che sbaglia, perché di troppe regole si muore", ha detto il filosofo in un'intervista a Il Giorno.
Secondo Petrosino vi è "una tentazione pericolosa: voler imporre dall'alto il bene comune. Vizio tipico dei regimi totalitari, violenti o gentili che siano. Va bene la prevenzione, ci mancherebbe. Ma il nodo è: fino a che punto è legittimo limitare le libertà personali per mettere una società in sicurezza? E subito dopo: chi decide cos' è bene e cos' è male". Non sostiene che la libertà in Italia sia in pericolo, "sino ad ora le scelte del governo sono state buone", tuttavia spiega, "incapsulare le responsabilità e le scelte individuali è un'idea ricorrente nella storia dell'uomo: l'abbiamo visto con Stalin, Hitler e Pol Pot. Insomma, facciamo attenzione a quel che ci viene proposto. O meglio: imposto".
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Petrosino affronta il tema della libertà personale tornando sul tema lanciato dal governo che prevede divieti di assembramenti nelle case, controlli e identificazioni dentro la proprietà privata. "Messa così", spiega Petrosino, "è una sonora cantonata. Il ministro Speranza mi è sembrato più cauto, ha parlato di raccomandazione. Ha detto: noi stabiliamo una norma. Fin qui lo seguo, l'assurdità è la pretesa del controllo". Si può mettere tutto in sicurezza? "Non possiamo impacchettare i comportamenti della gente come fossero un'opera di Christo. Non è solo una questione pratica. L'insicurezza è propria dell'uomo, ce l'ha nel Dna. Deriva dal fatto che sa di essere finito e mortale: la sua unicità sta in questo. Stevenson attraverso la storia di Jekyll e Hyde ha spiegato che Bene e Male sono inseparabili. Il bene si sceglie, non si impone. E non è un filtro magico a portarci in un istante qui o lì. Il nostro punto d'arrivo è preceduto da un travaglio molto lungo e spesso drammatico".
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La Postina con Zanellato diventa Dotta
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