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Pietro Senaldi difende la Lombardia: "Polemiche per i vaccini? Accuse vigliacche e insulti ai morti da sinistra"

Pietro Senaldi
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 È ripartito il tiro al bersaglio da parte della sinistra nei confronti della Lombardia. Il pretesto è la pandemia, l'obiettivo è mettere le mani su una Regione, la più ricca d'Italia, che ha sempre respinto al mittente i candidati progressisti. Poiché tuttavia, a questo giro, dalle parti di Bergamo e sui Navigli se la stanno cavando meglio che nelle regioni centromeridionali governate dai dem, l'operazione è ardua. La terra amministrata dal vituperato Fontana infatti ha il doppio degli abitanti del Lazio del santificato Zingaretti, ma negli ospedali capitolini attualmente sono ricoverati ottocento pazienti Covid, di cui cinquanta in terapia intensiva, mentre i degenti lombardi sono trecentotrenta, solo quaranta dei quali ospitati nei reparti d'emergenza. Peggio ancora va nel regno di De Luca, con oltre cinquanta campani nelle sale di rianimazione su poco meno di seicento ricoverati.

 

 

Una situazione che a Milano non desterebbe allarme ma che a Napoli è ai limiti della sostenibilità, tanto che la Lombardia ha offerto ai partenopei i letti vuoti dell'ospedale in Fiera, realizzato con donazioni dei privati in tutta fretta ai tempi del picco dell'epidemia, in primavera, e criticatissimo dalla sinistra e dai suoi menestrelli. Nell'impossibilità di crocifiggere Fontana e il suo assessore Gallera sul Covid, la sinistra non demorde e attacca da un altro fronte. L'allarme in Lombardia non sarebbe più il Corona, bensì l'influenza. Il Domani, la nuova creatura di De Benedetti, ci fa sapere che Milano è al collasso, senza difese né medici. Il Fatto si preoccupa dei vaccini, che la Regione avrebbe pagato cinque volte più delle altre. Il Messaggero, quotidiano romano impegnato in una campagna campanilista che, a latitudini invertite, sarebbe già stata tacciata di razzismo, anziché far le pulci a Raggi e Zingaretti, si preoccupa della reperibilità del composto anti-contagio nelle farmacie sotto la Madonnina. L'angoscia numero uno della stampa non lombarda è che i lombardi non abbiano sufficienti dosi di vaccino antinfluenzale o letti in terapia intensiva, pur disponendo in quantità maggiori sia delle prime che dei secondi.

AGGRESSIONE MEDIATICA
Siamo in presenza di un caso di scuola di mistificazione mediatica. La Lombardia ha dieci milioni di abitanti e ha opzionato due milioni e 400mila dosi di profilassi contro il milione e 200mila di Veneto ed Emilia-Romagna, che hanno la metà della popolazione. Cionondimeno, Fontana è stato, unico in Italia, accusato di avere i magazzini vuoti. Per eccesso di prudenza, il presidente ha allora comprato altri 500mila flaconi, in tutta fretta, pagandoli il doppio di quelli prenotati per tempo, così che adesso la Regione può contare su quasi tre milioni di dosi. Anziché ricevere il plauso degli allarmisti in servizio permanente alla corte di Conte, la giunta di centrodestra è stata accusata di gettare via il denaro dei contribuenti lombardi, cosa che lo Stato centrale fa abitualmente, sprecando i 63 miliardi di residuo fiscale che la Regione a trazione leghista ogni anno versa nelle casse pubbliche senza ricevere alcunché in cambio.

L'assalto alla fortezza lombarda, ritenuta culla del salvinismo e ritratta come tale anche se la realtà del centrodestra sotto il vecchio Pirellone è ben più complessa e radicata, rasenta il ridicolo. I vaccini antinfluenzali saranno disponibili dopo il 20 ottobre, come verrà annunciato oggi in conferenza stampa, ma da tutta Italia si racconta che sotto il Duomo sarebbe in corso una disperata caccia al tesoro per procurarsi le dosi. La realtà dei fatti però è del tutto diversa. Poiché il cocktail anti-influenza ha una efficacia protettiva di tre mesi, chi lo prende a inizio ottobre si trova scoperto in pieno inverno, quando il contagio esplode in tutta la sua forza. La Lombardia pertanto non è in ritardo nella sua somministrazione, come dimostrato dal fatto che essa non è partita neppure nelle altre regioni.

 

 

ALLARME INESISTENTE
Gli attacchi a Salvini per interposta giunta Fontana danno la misura della bassezza della narrazione anti-leghista, che non solo strumentalizza i morti per infamare il leader dell'opposizione, come accaduto in marzo e aprile, ma si inventa pure allarmi inesistenti in tempi in cui la chiarezza e la correttezza dell'informazione sarebbero più che mai importanti. È auspicabile, questa volta, che il governo non soffi dietro i fomentatori di odio e gli spargitori di fango, come ahinoi accadde a febbraio, quando il presidente Fontana fu accusato di screditare l'immagine dell'Italia all'estero per aver invitato, con anticipo su tutti, i cittadini a mettersi la mascherina, cosa che è poi diventata obbligo nazionale.

La Lombardia venne criminalizzata per essere stata la prima terra colpita dal virus, circostanza casuale ma piuttosto probabile, visto che è la Regione con maggiori rapporti d'affari internazionali, specie con la Cina e per aver avuto la sfortuna che due ospedali si trasformassero in focolai nonché che il premier esitasse nel concederle la zona rossa nella Bergamasca, come richiesto dai vertici locali e dal ministro della Salute, Speranza. Abbiamo già dato, la riproposizione di questa gragnuola di accuse vigliacche e strumentali sarebbe un insulto ai morti e ai malati di Covid. Nonché un inspiegabile autogol in un momento in cui sotto il Bosco Verticale e i grattacieli di City-Life si sta meglio che davanti al Colosseo o a Castel dell'Ovo. 

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