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Coronavirus, torna lo smascherinato Angelo Borrelli: "L'incubo lockdown prende forma"

Salvatore Dama
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Rieccolo. Insieme alla minaccia di un nuovo lockdown torna operativo anche il Comitato della Protezione Civile incaricato di gestire l'emergenza Covid-19. L'incubo prende forma. E ha la faccia paciosa di Angelo Borrelli, l'uomo che ci ha accompagnati per tutti i mesi di clausura forzata con il suo bollettino quotidiano. Quello delle ore 18. Un rituale agonizzante. Con una formula burocratica, ripetitiva e ipnotica: «Partiamo dal dato dei guariti... Il totale dei deceduti... Ci tengo a precisare che non sono decessi da Coronavirus, avevano varie patologie tra cui il Coronavirus... Il totale delle persone contagiate... Il totale dei ricoverati in terapia intensiva». Un trip. Che sta per tornare. Forse. O, almeno, al governo stanno preparando il terreno per una nuova ondata di chiusure. Perché, spiegano a Palazzo Chigi, la situazione si sta aggravando e il numero dei contagiati è tornato a essere quello di inizio aprile.

Fa niente se il dato odierno dei malati gravi non è in alcun modo paragonabile a quello dei giorni caldi della pandemia. L'esecutivo è pronto a sfornare nuovi Dpcm che prevedono la progressiva riduzione delle attività che favoriscono assembramenti e l'obbligo della mascherina ovunque fuori casa. Anche se si cammina da soli, in mezzo al nulla. I presagi più inquietanti prendono forma nel pomeriggio quando viene diramato un comunicato. Questo qui: «È stato riattivato il Comitato operativo della Protezione Civile, che ha affrontato i mesi dell'emergenza sanitaria legata al Covid-19». Una prima riunione si è svolta ieri mattina alla Protezione Civile, «per fare il punto della situazione. Presenti il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, il commissario per l'Emergenza, Domenico Arcuri, e rappresentanti delle Regioni. Il prossimo potrebbe essere venerdì. Dal punto di vista della comunicazione dei dati, invece, non è previsto alcun cambiamento. Saranno pubblicati sul sito della Protezione civile tra le ore 17 e 18 e inviati ai media per mail».

Per il momento niente conferenza stampa in pulloverino blu con dettaglio tricolore. Anche perché quei numeri dati un po' a capocchia, ce li ricordiamo bene. È aprile. E presto si capisce che il rituale pomeridiano è una farsa. I contagiati non sono quelli. Perché dipendono dal numero dei tamponi. I morti non sono quelli, perché nel calderone ci finiscono tutti, anche chi se ne va senza essersi fatto il test. Le terapie intensive forse corrispondono, ma non si sa bene. Borrelli però omaggia il pubblico di perle indimenticabili. Tipo sull'algebra da obitorio. Quando un giorno informa che i periti sono tutti ultra settantasettenni. A un certo punto la conferenza da quotidiana diventa settimanale. Un peccato. Perché per molti italiani quell'appuntamento è diventato lo spartiacque pomeridiano. Tra la fine dell'impasto della pizza e l'inizio dell'ora dell'aperitivo.

A rompere la noia delle giornate in detenzione domiciliare ci pensa Borrelli. Con le sue gaffe. Agli inizi di aprile succede il primo caso. Arriva dalla Cina un cargo con seicentomila mascherine. Sono destinate al personale medico. Ma si tratta di uno stock «non medicale». Non servono a niente, in corsia, per proteggersi dal contagio. Eppure, si giustifica Borrelli, «sulle scatole c'era scritto Ffp2». La bolla però non è fedele al contenuto. E i dpi si rivelano "cartastraccia", ammette il Capo della Protezione Civile, scusandosi con i medici. Qualche giorno dopo Borrelli se ne esce con un nuovo sfondone. È il 4 aprile. «Io non indosso mascherine, rispetto il distanziamento». Nelle stesse ore la Lombardia, con un'ordinanza, decide l'obbligatorietà del dispositivo di protezione per chi esce di casa. «Sono stato frainteso», prova a chiuderla lì, Angelone, con la sua faccia da pizzichi. 

 

 

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