Coronavirus, Vittorio Feltri in difesa dei calciatori: contro di loro moralismo dozzinale, un gioco sporco contro gli atleti
Cresce lo stupore perché troppi giocatori di calcio si sono lasciati infettare dal Covid al punto che le cosiddette autorità preposte ipotizzano la sospensione del campionato, che per gli appassionati di pallone sarebbe una sciagura paragonabile al lutto. C'è chi accusa gli atleti di eccessiva leggerezza, cioè di non proteggersi adeguatamente specialmente fuori dal campo, quando dopo le partite e gli allenamenti, al posto di starsene buoni a casa a riposarsi vanno in giro a divertirsi, rischiando di ammalarsi. Questi rimproveri non sono campati in aria. In effetti la prudenza che si raccomanda a noi cittadini comuni non deve essere trascurata da nessuno, nemmeno da chi tira pedate.
Ciò che invece mi infastidisce è continuare a dire che i calciatori essendo plurimilionari sono tenuti, nonostante la loro giovane età, ad avere un comportamento monacale. Ieri per esempio sul Corriere della Sera è uscito un articolo in prima pagina, firmato da un giornalista autorevole, di cui mi ritengo amico, nel quale l'autore con una prosa elegante ma pregna di moralismo dozzinale sferza terzini, mediani e attaccanti che, violando la clausura, la sera vanno a spasso sfidando - e beccandosi - il virus. È vero che molti campioni e campioncini sono fessi quanto parecchi di noi, tuttavia non bisogna trascurare il fatto che non tutti, anzi, soltanto una minoranza di essi, si gonfiano le tasche di euro.
Ovvio, ci sono i Ronaldo che si abboffano di denaro, però ci sarà qualcuno che glielo dà per convenienza. Altri signori della pelota hanno retribuzioni ragguardevoli, ma la massa delle mezze figure, quelle che militano nelle squadre di provincia, magari in serie B o C ricevono compensi abbastanza modesti anche se non da fame. Trattare certi calciatori come se appartenessero a una categoria di privilegiati che ingrassano a sbafo è sbagliato, direi offensivo. In ogni professione c'è chi si arricchisce e chi si limita a sopravvivere, esiste sempre un perché. Nel libero mercato non figura gente che incassa somme importanti per la propria bella faccia. I datori di lavoro remunerano quali principi solo coloro che rendono alla ditta. Questo principio vale altresì nel calcio e da giovanotti aitanti non si può pretendere una condotta migliore di quella di un impiegato postale. Prendersela con i prestipedatori poiché si prendono il Corona e sorvolare su Zingaretti, Chiambretti, Berlusconi, Briatore, Bertolaso, a loro volta alle prese col morbo, è qualcosa di sporco. riproduzione riservata.