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Matteo Salvini, Paolo Becchi lo mette in guardia: "Se va avanti così rischia il declino", le tre sfide per salvare la leadership

Paolo Becchi
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Dopo il voto regionale, è arrivata, per Salvini, l'ora delle decisioni, ora che la "spallata" al Governo non c'è stata. La sua leadership all'interno del partito non è in discussione, ma è divenuto ormai evidente che, senza una ridefinizione degli obiettivi politici e delle strategie, quel progetto di una "Lega nazionale" è destinato a perdersi. Sono tre, a mio avviso, i punti fondamentali. Il primo è quello delle alleanze. Si vince in coalizione o non si vince, per quanto si possa essere il primo partito. Il problema, allora, è se Salvini voglia essere un leader non soltanto del suo partito, ma di una coalizione; se, in altri termini, egli sappia organizzare una "sintesi" politica delle diverse anime e dei diversi interessi dei suoi alleati, da Fratelli d'Italia a quel che resta di Forza Italia. Finora - bisogna ammetterlo - non lo è stato. Se a Berlusconi va dato un merito storico, è certo quello di aver saputo, nel 1994, essere il capo di uno schieramento politico variegato, di aver "costituzionalizzato" gli ex fascisti e, insieme, convinto la Lega di allora ad abbandonare di fatto il "secessionismo" per inserirsi all'interno del gioco politico istituzionale.

A Salvini tutto questo non è, finora, riuscito - e, a dire il vero, egli non ha neppure tentato di metterlo in atto. Ora può e deve farlo. Il capitano faccia il capitano, sia il regista e non l'attaccante. Secondo punto: le idee. Salvini sembra non aver ancora capito che con la pandemia e l'emergenza nazionale che ne è seguita, a partire da marzo scorso, le sue "parole d'ordine" - "sicurezza" e "immigrazione" - hanno perso totalmente di efficacia. Dopo la Covid-19, "l'immigrazione" ha smesso di essere un tema politico, ossia qualcosa su cui costruire il proprio consenso. E la "sicurezza", come sicurezza sanitaria, è diventato uno o dei punti di forza del Governo, o forse addirittura l'unico. Salvini si è trovato spiazzato, e non ha ancora saputo rinnovare i propri temi. Ed è questa la sfida che ha di fronte: quella di avere la forza, ed il coraggio, di mettere sul tavolo i nuovi problemi dell'attualità.

FORZA ALTERNATIVA
Se la Lega nazionale vuole essere una forza alternativa di governo, deve cominciare a pensare e presentare una vera piattaforma politica che prenda posizione sulle questioni reali che saranno in gioco da qui alla fine della legislatura: il problema del lavoro, della ripresa economica, di un Nord produttivo strangolato dalle tasse e di un Sud affidato all'assistenzialismo del reddito di cittadinanza, delle autonomie, del clima e dell'ambiente, delle scuole, dell'università. Ed ha bisogno di programmi concreti, e non più di slogan. Non può fare tutto da solo, ha intorno molte persone competenti: faccia una squadra coinvolgendo non solo i membri del suo partito. Infine, il terzo punto, di natura strategica. Salvini deve rendersi conto che, dopo la Covid-19, i suoi punti di riferimento sono stati spazzati via: non solo, come detto, le sue "parole d'ordine", ma anche ciò che, sul piano della sua legittimazione, ha rappresentato la vicinanza con la Russia di Putin e il suo atteggiamento di rottura rispetto all'Unione Europea.

 

 

Beninteso, non si tratta di passare da un gruppo all'altro nel parlamento europeo. Si tratta piuttosto di essere disposti a discutere di tutto, in Italia e in Europa, senza pregiudizi ideologici, pur di fare gli interessi degli italiani. L'emergenza sanitaria rende il problema della "trattativa" con l'Unione europea, del ruolo italiano all'interno dell'Unione, quello centrale - si pensi solo alla questione del MES o del Recovery Fund. È in Europa che si gioca, oggi, la partita. Ed è qui che anche Salvini deve cominciare a giocare la sua partita, dimostrando la specificità di una Lega, critica nei confronti delle politiche neoliberali dell'Unione, ma altresì lontana da ogni illusione nazionalistica. La Lega non è nazionalista, il nazionalismo è contrario alla sua natura, la Lega di Salvini è sovranista in quel senso "debole", indicato nell'ultimo congresso politico. Senza risolvere questi tre nodi problematici, Salvini rischia più che di perdere la leadership del suo partito, di trascinare quest' ultimo in un lento declino. È un rischio che deriva da un'unica debolezza di fondo: quella di non aver ancora bene compreso le conseguenze politiche della pandemia, e di voler continuare ad essere il Salvini dell'estate di un anno fa. Tutto però è nel frattempo cambiato, ed è per questo che la risposta alle tre questioni che ho presentato non può più essere rimandata.

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