Vittorio Feltri: la nostra politica è un teatro dell'assurdo totale
Guardo il mio gatto, un certosino largo e placido che ho chiamato Ciccio, ne scruto le abitudini, e constato che è l'essere vivente di gran lunga più saggio della casa, certamente del quartiere, forse di tutta la provincia. Guarda sempre dove mette i piedi, e se deve decidere fra due strade, imbocca la più breve; quando intravede un pericolo se ne allontana; di fronte a una scelta, invariabilmente fa quella che gli dà più vantaggi. Non sa far di conto né conosce il pensiero occidentale, ma nel suo mondo calcola e ragiona assai meglio di tutti gli umani che conosco: e soprattutto, lo fa esattamente "sempre".
D'altra parte, meno il cervello è complesso, più la strada della vita va diritta, le scelte non si ramificano all'infinito e si hanno meno occasioni per cadere in contraddizione. Dunque, i gatti non fanno mai cose assurde. Gli umani invece sì, e in particolare i nostri contemporanei sfuggono al buon senso, si gettano nei burroni dell'autolesionismo convinti di volare. E questa attitudine ha qualcosa di irreversibile che angoscia, ed è il tema di un interessante libro di Mauro Cosmai, psicoterapeuta con un lungo curriculum di saggista e titolare di una rubrica sulle pagine di Libero. Il volume, edito da Solfanelli (172 pagine, 12 euro) si intitola Paradogmi - Rimozioni abituali dell'assurdo.
Qui bisogna intendersi sulla parola "assurdo". Non viene trattata come idea, Cosmai resta alla larga dal gorgo della letteratura e del teatro, che l'hanno spiegata come utero dell'interiorità umana: Beckett, Tardieu, Ionesco, Camus, Sartre, e prima di loro Kafka, hanno scritto di uomini e donne che non vivono veramente se non per cercare qualche immagine di sé che dia loro l'illusione di vivere. In quel caso si tratta di arte emersa dagli orrori di guerre trascorse e di incombenti incertezze; ma da queste oggi siamo lontani, nulla ci giustifica più, abbiamo denaro e tecnologia, perlopiù viviamo in pace, ogni giorno ci proietta in quello seguente. Il vero pericolo, fra una crisi e l'altra, è di non essere in grado di controllare le azioni che produciamo. È qui che sta l'inghippo.
MICROFOLLIE
L'assurdo, scrive Cosmai, è passato dall'essere pensato coscientemente, come nell'arte, a esser vissuto incoscientemente, come forma dell'essere quotidiano. È così che l'illogico diventa pari alla logica, le conseguenze non hanno valore, le cause non sono più interessanti, tutto quel che accade è orizzontale, adagiato su un eterno presente, e perde di significato non appena vissuto. Ma senza memoria non si possono vedere relazioni fra gli eventi e quindi neppure può esistere la ragione. Di fronte a ciò che è insostenibile, scrive Cosmai, abbiamo due modi di stare: «Credere ciecamente a partire dal credo religioso in cui ci si è trovati, o la rimozione, miglior viatico per l'assuefazione e infine la rassegnazione», come modo per salvaguardare il nostro «precario equilibrio psichico». Il risultato è un'assurdità che, non vista, domina fin nei dettagli.
Questo è il fattore disperante che Cosmai rileva compilando e organizzando la sua inquietante lista di microfollie: un vigile sloggia un fotografo per «occupazione di suolo pubblico» mentre intorno bivaccano senzatetto e commercianti abusivi (episodio di cui l'autore è stato testimone oculare); un politico celebra come una vittoria della civiltà l'assegnazione di casette provvisorie in una zona terremotata, fornite tardivamente, in numero insufficiente, con costi esorbitanti e assegnate a sorte; il governo promette l'elargizione di cifre da capogiro al costo di un biglietto della lotteria, sapendo bene che le probabilità di vincita sono prossime allo zero; lo Stato impone avvertimenti di morte stampati sui pacchetti di sigarette, ma guadagna largamente, in regime di monopolio, sulla loro vendita; la legge prevede limiti di velocità alle auto sulle strade, ma non influisce sulle pubblicità delle case automobilistiche che promuovono la potenza dei motori («non si deve andare a 200 all'ora, ma farlo è possibile»); così come dice di promuovere l'istruzione ma nelle trasmissioni della tivù pubblica viene ospitata ogni sorta di mago e di cialtrone.
Ogni giorno nuotiamo in decine di queste contraddizioni, a volte imposte, a volte cresciute in seno alla società civile, che sfidano ogni logica, scrive Cosmai, il quale ha il merito di aver organizzato in forma di sistema la miriade di dettagli che ogni giorno la cronaca fornisce, lasciando poco spazio all'ottimismo sul futuro della specie.
IL COMPROMESSO
Ne aggiungo un paio io, da ultim' ora: la promozione all'esame di italiano per la cittadinanza italiana al calciatore Luis Suarez che non parla per niente italiano, come se il trucco non saltasse poi fuori alla prima intervista; il tennista francese Benoît Paire che entra in campo al torneo di Amburgo con un tampone su due positivo al covid, gioca (e lo lasciano giocare) un set, poi si ritira e in conferenza stampa dice che lo sapeva. A proposito di coronavirus, anche in questo frangente l'umanità non ha smentito l'analisi di Cosmai. Fra le guerricciole politiche e giudiziarie, il vaccino un giorno è alle porte e il giorno dopo no, l'incerto equilibro fra sicurezza sanitaria ed esigenze economiche, i rimpalli di responsabilità, la seconda ondata della pandemia che preme oltreconfine, probabilmente sul medio termine ci toccherà sperare, più che negli umani, nell'intelligenza del virus. Il quale, essendo privo di cervello, ne ha di più di noi: se ci ammazza muore anche lui, e in questo allarmante dopo-estate stiamo già avendo la prova che a lui vivere piace. Per questo ho, in fondo, una moderata fiducia che si troverà un compromesso, fra una specie che non ha la mente e una che non la usa.