Paolo Becchi, perché votare No al referendum: "Tagliare i deputati aveva un senso, ora non più"
Non siamo pregiudizialmente contrari alla riduzione del numero dei parlamentari, ma ciò andava fatto all'interno di una riforma complessiva dello Stato, a partire dal superamento del bicameralismo paritario e dall'innesto di strumenti di equilibrio come, ad esempio, una riforma autenticamente federale della Repubblica e l'elezione diretta del Capo dello Stato. La riforma sulla quale andremo a votare il 20 e 21 settembre invece prevede soltanto uno sconclusionato taglio dei parlamentari, senza alcun contrappeso idoneo a bilanciare la minore rappresentanza popolare in Parlamento. Ecco qui di seguito i motivi per i quali voterò no.
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I COSTI
Di Maio dice che col "taglio" risparmieremo 300mila euro al giorno. Se anche fosse vero, si tratterebbe di un risparmio di circa 110 milioni di euro l'anno, cioè un euro e ottantatré centesimi l'anno a cittadino, meno di un gelato. Un risparmio irrisorio. Si pensi che gli inutili banchi a rotelle della ministra Azzolina ci costeranno circa 1,3 miliardi di euro, quindi più di 10 anni di risparmio derivante dal "taglio" dei parlamentari. LA P2 Similare a questa riforma è quella proposta dalla loggia massonica "propaganda 2" di Licio Gelli, che prevedeva una riduzione persino meno invasiva (450 deputati e 250 senatori) e con correttivi che - quantomeno in teoria - equilibravano il "taglio", come ad esempio l'elezione diretta del Presidente della Repubblica. Oggi invece c'è solo un "taglio" lineare che sacrifica la rappresentanza, fatto senza criterio e senza alcun contrappeso.
RISCHIO OLIGARCHIA
Le decisioni in sede di commissione verranno adottate al Senato da sessioni composte non più da 20-25 senatori come oggi, bensì da 10-12 senatori, o anche meno. Si potrebbe arrivare persino a 6 in caso di assenze, con la maggioranza che approva con soli 4 voti. A fronte di questa criticità occorreva approvare, prima del referendum, una modifica dei regolamenti parlamentari, non fatta.
SOLO NOMINATI
Pd e M5s hanno già adottato in commissione affari costituzionali alla Camera il testo base della nuova legge elettorale, il Brescellum, che prevede i listini bloccati. Quindi non solo col "taglio" verrà ridotta la rappresentanza popolare, ma i pochi rimasti non saranno nemmeno eletti direttamente dai cittadini, come previsto dalla Costituzione, bensì nominati dalle segreterie dei partiti. L'art. 57 della Costituzione prevede senatori eletti su base regionale. Vuol dire che, con un Senato di 200 componenti (196 eletti in Italia), le liste che vedranno attribuirsi i seggi saranno solo quelle più votate, sopra il 10-15%, lasciando parecchie liste fuori da Palazzo Madama, anche se con consensi superiori alla soglia di sbarramento del 5% prevista dal Brescellum. Inoltre, Alla riduzione dei senatori elettivi non è corrisposta una riduzione del numero dei senatori a vita, che rimangono 5, e che dunque aumentano il loro peso specifico.
QUATTRO GATTI
La procedura di revisione costituzionale, prevede due diverse deliberazioni di entrambe le Camere a distanza di non meno di tre mesi l'una dall'altra. Nei passaggi della prima deliberazione è sufficiente la maggioranza dei presenti, nel doppio passaggio della seconda è invece necessaria quantomeno la maggioranza dei componenti di entrambi i rami del Parlamento. Ciò vuol dire che, col "taglio", in seconda deliberazione le modifiche alla Carta potranno essere approvate in teoria con appena 302 voti favorevoli (201 deputati e 101 senatori), mentre in prima addirittura con molti di meno.Se passasse il Sì avremo appena 600 parlamentari su ben 60 milioni di cittadini residenti: l'Italia sarà - col "taglio" - una delle nazioni Ue con meno parlamentari, 1 ogni 100mila abitanti.
GLI ALTRI PAESI
Oggi la Francia ne ha 1 ogni 72mila, l'Inghilterra 1 ogni 46mila, la Svezia 1 ogni 29mila e la Norvegia 1 ogni 32mila. Solo la Germania ne avrebbe meno di noi, 1 ogni 106mila abitanti, ma i tedeschi hanno un sistema federale dove i Länder godono di un peso legislativo molto più incisivo rispetto alle nostre Regioni. Come negli Usa, dove gli Stati federati hanno una riserva di legislazione esclusiva su parecchie materie rispetto a quelle di competenza della Federazione, e per di più ciascuno Stato ha un peso importante - col sistema dei Grandi Elettori - nell'elezione del Presidente. Una ultima considerazione. In questi mesi di pandemia è successo qualcosa di molto grave che dovrebbe far riflettere: il virus s' è portato via anche il Parlamento, costretto a ratificare le decisioni assunte dal Presidente del Consiglio senza neppure poterle emendare. Oggi questa riforma serve a dare una boccata di ossigeno al M5s che cercherà di parare la sonora sconfitta che subirà alle regionali.