Vittorio Feltri su Zanza, la sconfitta nel 1984: i "gusti diversi" del re dei vitelloni
A due anni dalla morte di "Zanza", re dei vitelloni riminesi, proponiamo un articolo di Vittorio Feltri del 1984. Parla di una nuova filosofia del rimorchio.
Il mito di Zanza, cottimista dell'amore detentore del titolo mondiale di "fondo sessuale", trecento seduzioni estemporanee da giugno a settembre (una media di tre al giorno tenendo conto della settimana corta), è caduto di schianto e si è sciolto ieri in un'uggiosa mattina al tavolino di un bar di Rimini. E dire che soltanto un anno fa la fama dell'irresistibile tombeur de femmes aveva valicato le Alpi grazie all'inchiesta - svolta con metodo sperimentale - di una giornalista francese, inviata di Actuel, che venne qui, si appostò davanti al Blow up, si fece rimorchiare dall'aitante ginnasta da camera, ne verificò personalmente le propagandate qualità e scrisse: «Semplicemente geniale». E poi dicono che i cronisti non vanno sui posti. Basta, adesso è tutto finito. Zanza (29 anni) dovrà appendere al chiodo i suoi arnesi, passare dalla scala industriale a quella artigianale, contentarsi delle briciole. Funestato da spietata concorrenza, il settore ha un nuovo leader: Claudio Casadei (29 anni pure lui) di Riccione che ha vinto alla grande la gara col rivale. Non c'è stato confronto: l'ex re delle balere ha ceduto la corona senza fiatare per manifesta inferiorità. E i giudici arbitri - i redattori di Radio San Marino, organizzatori del torneo - hanno proclamato lo sfidante "campione universale" di toccata e fuga. L'eroe in disarmo dell'amplesso aveva assicurato la platea che sarebbe stato un match memorabile a prescindere dall'esito; e invece all'ultimo momento si è ritirato.
Un disastro. Claudio Casadei, detto "Sapiens" perché nelle medie era il primo della classe, ha atteso un'ora l'avversario, mordendosi le unghie per nervosismo, poi ha alzato le braccia al cielo e ha gridato: «Codardo, non ha avuto il coraggio di misurarsi». La partita ha segnato una svolta nel costume amatoriale rivierasco; d'ora in poi il dongiovannismo romagnolo si eserciterà sul piano della qualità che era prediletto dallo sconfitto. la collezione Lo garantisce il neorecordman che ha persuaso la giuria con questa fondamentale dichiarazione: «Il vero conquistatore non fa questione di numero, gli preme l'aspetto estetico; e io sono imbattibile nel tramortire le donne più belle. Nella mia pregiata collezione annovero una principessa, un'attrice di grido, consorti di industriali, figlie di finanzieri, amanti di esponenti politici di rilievo. Una mi ha regalato la Mercedes Pagoda, un'altra il Piaget che ho al polso. Vuoi mettere la soddisfazione? Il censo non va mai trascurato. Non mi occupo di straniere, sono sciatte e facilmente raggiungibili, a eccezione delle modelle americane. Preferisco comunque le italiane anche per via del dialogo».
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I cronisti lo ascoltano con occhi sbarrati, sono sgomenti. Avevano pensato a uno scherzo e invece si trovano davanti un tizio che fa sul serio, parla del suo lavoro («Sono un play-boy professionale») col sussiego di un avvocato. Da queste parti nessuno mette in dubbio la veridicità delle sue affermazioni, peraltro suffragate dal fatto che qualcuno, come la discoteca "Villa delle rose", lo paga per attirare le clienti. «Non si stupisca - dice Sapiens - c'è una tradizione in Romagna. Il mio idolo è latino - americano, Rubirosa, ma ho avuto maestri locali che mi hanno introdotto nella difficile arte di ammaliare femmine; e a mia volta sto tirando su dei discepoli. Ne ho uno, mio cugino Andrea, che è la fine del mondo. Ha 19 anni ed è già uno specialista in depravazioni notturne». Claudio Casadei si infervora, è eccitato. In pochi minuti racconta la sua vita: «La prima volta fu a 16 anni in una cabina della spiaggia, ma già all'asilo sentivo crescere la vocazione». le cifre Quest' anno è a quota 47 conquiste, nel 1980 furono 98, «tutta roba fine». Si definisce un artista. Qual è la sua tecnica? «Mi avvicino e ci dico: che begli occhi che hai». Oppure: «Ma sai che sei carina? Funziona sempre». Amo la preda di turno intensamente, ma per un paio di notti, poi "cambio". È alto 1.70, rotondetto sostiene di essere bellissimo (anche se il dettaglio non appare) e ammette che, date le sue fattezze delicate, talvolta ne approfitta per vestirsi da donna, e non si lascia scappare l'opportunità di provare emozioni diverse. Non è una vergogna per un Don Giovanni? «Figuriamoci, sono molto religioso ma non bacchettone, sono comunista ma apprezzo Mussolini». La cosa più terrificante è che fuori dal bar, il Gatto nero, lo aspetta uno schianto di ragazza.