Filippo Facci e Simona, sordomuta che sostiene Salvini e Meloni. La maestra la rimprovera: "Eri così intelligente, come fai?"
Lezioni di democrazia nella roccaforte rossa del Mugello. Un'insegnante inveisce contro una sua ex allieva (sordomuta) perché osa essere salviniana. È tutto nelle schermate di Facebook, nuova agorà della società civile. Accadeva tre giorni fa, quando Matteo Salvini è andato a Borgo San Lorenzo a supporto della candidata alle Regionali Susanna Ceccardi. I protagonisti sono: Simona Calamandrei, meno che trentenne, sordomuta, madre, convivente, laureata in ingegneria; Renata Innocenti, sui 75 anni, ex docente di italiano nella locale scuola media, e, anni addietro, insegnante di Simona; infine Gianni Calamandrei e Giovanna Chelazzi, genitori di Simona. Quel giorno, dopo il comizio di Salvini, la piazza diviene virtuale durante una diretta Facebook dello stesso Salvini. Simona Calamandrei inneggia alla candidata leghista: «Ceccardi presidente!». Salvini risponde, grato: «Con Susanna Ceccardi e gli amici di Borgo San Lorenzo! State con noi». Poi ecco: sempre via Facebook, interviene l'anziana professoressa rivolta alla sua ex alunna sordomuta: «Simona, sei per caso leghista salviniana? Sappi che siamo su fronti decisamente opposti! Ma come fai... una ragazza intelligente come te... Non ti ho insegnato nulla?». Risponde Simona: «Prof, sono meloniana, qualche volta salviniana, e comunque viva la libertà del pensiero politico».
«La pescivendola» - La «prof» non è conciliante: «Bene: siamo su fronti ancor più opposti! La pescivendola romanesca esprime idee, se possibile, ancora più opposte di quelle dell'orso padano». Simona: «Pazienza». (Nota: una cosa è opposta oppure non lo è, non esistono cose più opposte di altre). La professoressa comunque alza il tiro: «Meglio, dirtele chiaramente le cose, così, se andranno al potere i tuoi amici, verrai tu a darmi l'olio di ricino!». Simona: «Pesantina oggi, prof... La ricordavo diversamente, ai tempi della scuola». La prof non tollera: «Anch' io pensavo di averti dato un'educazione diversa! Io sto dalla parte di chi abbraccia e accoglie, non dalla parte di chi disprezza e respinge! Questo ho cercato sempre di insegnare a voi, miei alunni!». E qui interviene il padre di Simona, Gianni: «Carissima Professoressa, l'educazione di mia figlia era compito nostro, mio e di sua madre. Le garantisco che Simona è una persona eccezionale ed educatissima. Una figlia che tutti i genitori vorrebbero avere. Lei deve solo cercare di capire che non tutti possono pensarla come lei, ma va bene così... si chiama democrazia. Per quanto riguarda l'olio di ricino, è rimasta un po' indietro, al giorno d'oggi esistono lassativi migliori. Cordiali saluti». Finita? Manco per idea, la «prof» è una furia: «E anche io sono stata un'insegnante orgogliosa di Simona, come allieva e come persona, certo! Se poi lei, nel fare la sua strada, ha preferito stare dalla parte di chi fa morire degli innocenti sulle navi al grido di "prima gli italiani", benissimo, è una sua consapevole scelta. Sappia però, signor Gianni, che io invece sono stata, sono e sarò sempre dalla parte degli ultimi. Il suprematismo e il razzismo non mi si confanno. Quanto al lassativo, mi accontenterò del più moderno Guttalax!» (Nota: abbiamo dovuto aggiustare sintassi e grammatica delle professoressa di italiano - laureata nel 1971 - aggiungendo punti e maiuscole, ma lasciandole tutti gli amati punti esclamativi. Ancora: il Guttalax, lassativo a base di iodio picosolfato come l'Euchessina e il confetto Falqui, è moderno esattamente come Carosello).
L'accoglienza - Il padre di Simona tenta ancora di chiudere la questione: «Benissimo, ognuno ha le sue convinzioni e io rispetto quelle di tutti, a differenza di Lei. La prego solo di astenersi in futuro dal dare giudizi su mia figlia perché non Le compete. Con questo mio pensiero, che non necessita di risposta, considero chiuso l'argomento pregandola di evitare ulteriori contatti». Chi non considera chiuso l'argomento è però la madre di Simona, Giovanna Chelazzi: «Carissima professoressa, io invece sono orgogliosissima di mia figlia che, nonostante i Suoi insegnamenti, ha dimostrato di pensare con la propria testa». Chiusura finale a cura di Simona: «Al di là della mia educazione, volevo rispondere dicendo che io non sono mai stata fascista né razzista. Ad abbracciare ed accogliere siamo bravi tutti, non è una questione di amore od odio, è che non va bene la situazione dell'immigrazione attuale, non è gestita bene. Esistono i corridoi umanitari e tante altre cose per aiutarli nel loro Paese, bisogna agire in questo senso. L'Italia ha grossi problemi interni e non possiamo permetterci di accollarci altri problemi. Bisogna studiare altre strategie per aiutarli, per aiutare quelli veramente bisognosi». Il dialogo si chiude sostanzialmente qui. La professoressa, l'indomani, si ritroverà con qualche amica postando su Facebook una grande scritta: «Ogni volta che so di qualche ex allievo che ha abbracciato idee fascioleghiste, ho una stretta al cuore!». L'amica Sandra la conforta: «Anch' io, e mi chiedo come sia possibile. Ho sempre cercato di educare alla democrazia».