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Immigrazione, la farsa di Giuseppe Conte: "Scopiazza Salvini, perché non chiude i porti?"

Renato Farina
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Domanda. Da quale pianeta è atterrato ieri Giuseppe Conte in Italia? Casalino gli ha fatto forse trovare sotto il cuscino la foto della tunisina sciccosa, con barboncino al guinzaglio, balzata giù come una gattona dal barchino di ristoratori, cuochi e camerieri in fuga da Tunisi? Ecco la cronaca, diciamo così, commentata. Il fatto. Ieri Conte ha detto la verità. L'emergenza Covid in Italia è una bomba africana. Aggiungiamo quel che non ha detto: e che cioè a depositarla tra noi è stato il lassismo del governo giallo-rosso, e i complici attivi di questo disastro sanitario potenziale sono le Ong. Tutto accade a Cerignola (Foggia).

 

 

Sentendo aria di casa, Giuseppe Conte è in vena di confidenze e riconosce, con la flemma del giurista, che il Covid-19 non gode del diritto all'accoglienza e neppure il migrante che lo porta con sé. Che gli è successo a farlo diventare, secondo la sinistra che lo sostiene, così disumano? Perché è andato a brucare l'erba nel pascolo di Salvini? Forse schizofrenia oppure ipocrisia. Conoscendo il soggetto: tutt'e due. E così nella sua Puglia Conte fa il Salvini dopo essergli camminato sopra. Sia chiaro: usa il cannone verbale, ma tira proiettili alla crema. La cilecca è sicura. Ma intanto si fa propaganda come uomo duro e puro. Non ci caschiamo. Ci vorrebbe il blocco dei porti, ma non può, visto che la sua maggioranza ha votato in Senato spedendo chi lo aveva praticato a processo per sequestro di persona. Del resto, lo dice la tempistica. Ha finto di accorgersi del pericolo pandemico dovuto ai migranti "irregolari" (clandestini non si dice) non quando l'emergenza virus africano è stata chiara anche ai ciechi, ma soltanto quando l'affidamento del suo ex ministro dell'Interno al Tribunale di Catania era stato non solo deciso ma digerito. Un ritardo studiato.

SI FIRMI UN DPCM
Lo sfidiamo ad agire. Visto che ha protratto lo stato di emergenza fino al 15 ottobre, invece di sparare tuoni di convenienza potrebbe scriversi e firmarsi un Dpcm per bloccare i porti, rispedire senza far sbarcare i migranti con i loro barchini, mettere fuori legge le navi-tazi delle Ong. Invece niente. Non può. Avrebbe bisogno di un Salvini al governo, ma pare proprio che non ci sia più. La Luciana Lamorgese, che l'ha rimpiazzato, avrebbe la tentazione di ripeterne le gesta, ma avrebbe bisogno appunto di quel Dpcm magico, del tipo di quelli che ci hanno chiusi in casa per due mesi, e ci hanno fatto inseguire dai droni e dai cani lupo in campagna e braccato i preti che dicevano messa.

Il premier ha usato la lingua come una spada di cartone. «Non possiamo tollerare che si entri in Italia in modo irregolare, tanto più non possiamo tollerare che in questo momento in cui la comunità nazionale intera ha fatto tantissimi sacrifici questi risultati siano vanificati da migranti che tentano di sfuggire alla sorveglianza sanitaria». Ha alzato il tono persino: «Non ce lo possiamo permettere quindi dobbiamo essere duri, inflessibili». Scusi premier: e perché ce lo siamo permessi fino ad ora? Chi l'ha consentito? È questo governo ad averci esposto a questo pericolo. E adesso fa pure la morale, che ballista. Domanda. Come si propone Conte di contrastare il fenomeno? Risposta: «Stiamo collaborando con le autorità tunisine. Io stesso ho scritto al presidente tunisino Kais Saied una lettera». Una lettera, come a Babbo Natale.

Non si ferma alle letterine però: «Noi dobbiamo contrastare i traffici. Dobbiamo intensificare i rimpatri». E come? Quale poderoso piano operativo ha preparato? «Abbiamo fatto una riunione con i ministri, stiamo lavorando per evitare che questi traffici continuino». Che ideona. Una riunione con Di Maio. Che paura. Conclusione: «Non si entra in Italia in questo modo e soprattutto in questo momento di fase acuta. Non possiamo permettere che la comunità nazionale sia esposta a ulteriori pericoli non controllabili». E allora perché lo ha permesso finora, mister Premier? Il blitz sta in una lettera e in una riunione? Decreti piuttosto un lockdown marittimo. Il mare è lockdown, non si può mettere piede a terra se si viene dall'Africa, zona rossa. Perché no? Perché così magari farebbero Meloni e Salvini. Per capire che non farà nulla, bastino le parole che non ha detto: blocco, respingimento, divieto di approdo. Ancora: non ha ammesso il fatto che il virus ci è stato recapitato in queste settimane dalle navi Ong. Come può? Non può.

I suoi sostenitori, la bella sinistra di magistrati, giornalisti, politici vuole attrezzare subito un'altra flotta per continuare l'opera di trasbordo dell'infezione in Italia. Fermerà al largo le navi Ong impedendone l'attracco? Figuriamoci. E allora? Chiacchiere per la propaganda. Non può funzionare così. Occorre un dispositivo sanitario che tutelando le vite dei presunti naufraghi e sicuri portatori di focolai infettivi li riconduca nei porti di provenienza senza lasciarli sbarcare. Non si gioca con le bombe virali. Che un migrante su cinque sia infetto (il 19,5 %) non è un pregiudizio etnico ma verità statistica. il principio di precauzione esige che migranti provenienti dalle coste meridionali del Mediterraneo non siano accolti nel giardino di casa dove giocano bambini e riposano vecchi.

Regolari o irregolari che siano, non si fanno entrare, neanche li si controlla. Li si curi a casa loro, avrebbe un costo umano ed economico infinitamente minore. Invece. Si faranno sbarcare tutti i migranti, nessuno escluso, perché se non sbarcano come facciamo a sapere che sono irregolari? Bisogna esaminarli. A questo punto è già tardi. A questo punto mettiamoci nei loro panni. Chi glielo fa fare di rimanere buoni e bravi dove li parcheggia lo Stato in quarantena e in attesa di farsi rispedire a casa? Uno sfonda le barriere. Nel frattempo, gli espertoni del ministro Roberto Sapienza demonizzano gli italiani che prendono aria sulla spiaggia, e osano togliersi la mascherina all'aperto. I nostri connazionali positivi sono mosche bianche, ce n'è uno su tremila, quando invece a febbraio erano uno ogni trenta. E oggi dunque se eviti contatti, tieni la mascherina in treno o al bar, ti lavi le mani e non tocchi estranei, non succede niente, basta un po' di prudenza. Non siamo noi la nostra emergenza. Il governo è la nostra emergenza. 

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