Giuseppe Conte, il retroscena: come ha aperto la porta al Mes, Italia verso sì al fondo
Ma i Cinquestelle leggono ciò che votano in Parlamento? Pare di no. Perché in una delle due risoluzioni approvate ieri in Senato dalla maggioranza c'è il via libera al Fondo salva-Stati: il controverso strumento al quale i grillini, da sempre, si oppongono. Tutto questo nel giorno in cui, tramite l'altro documento votato, si autorizza l'Italia ad indebitarsi per ulteriori 25 miliardi di euro, portando il totale, da quando è iniziata la pandemia, a quota 100 miliardi. Esplosione del debito pubblico ed accettazione del Mes conducono da una parte sola: subordinazione dell'Italia alla Commissione europea nel migliore dei casi, e alla "troika" Commissione-Banca centrale europea-Fondo monetario, nel peggiore. Il fatto che il senatore a vita ed ultrà europeista Mario Monti, da sempre contrario all'allargamento del debito, stavolta abbia votato come loro, avrebbe dovuto far venire qualche dubbio agli sprovveduti a Cinquestelle.
Quelli, però, niente. Eppure, nel linguaggio tipico di certi documenti, la risoluzione sulle riforme passata ieri con 169 voti parla chiaro. Tramite essa il Senato impegna il governo, tra le altre cose, ad utilizzare «gli strumenti già resi disponibili dall'Unione europea per fronteggiare l'emergenza sanitaria e socio economica in atto». E il principale «strumento» che la Ue ha offerto all'Italia con tale obiettivo è proprio il Fondo salva-Stati. Come dire «il calciatore juventino con la maglia numero 7» anziché Cristiano Ronaldo: sempre di lui si tratta.
In un passaggio precedente, la stessa risoluzione obbliga l'esecutivo «ad adottare rapidamente un Piano per la ripresa nazionale» che consenta l'utilizzo «di tutte le risorse che saranno messe a disposizione del nostro Paese nei prossimi mesi per gli interventi finalizzati a ridurre l'impatto della crisi su imprese e cittadini». E il Mes, di certo, rientra pure in questa definizione. Pur senza chiamarlo per nome, insomma, e grazie a due perifrasi, ieri il Fondo salva-Stati ha passato il primo ostacolo parlamentare. L'altra risoluzione, quella che allarga il buco nei conti pubblici di 25 miliardi di euro nel 2020 (e di ulteriori 23,3 miliardi nei sei anni a seguire), per essere approvata necessitava della maggioranza assoluta dell'aula, cioè di 160 voti. Ne ha ottenuti dieci in più, grazie anche all'apporto dei senatori a vita Mario Monti ed Elena Cattaneo, di due eletti all'estero, di altri componenti del gruppo misto e di Sandra Lonardo Mastella (moglie di Clemente), la quale ha lasciato Forza Italia, con cui era stata eletta nel 2018, per rientrare nel centrosinistra da cui era uscita dieci anni fa. Politicamente parlando un buon risultato per Conte, ma raggiunto su una decisione che promette di essere una pietra tombale per la sovranità italiana.
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Il centrodestra intero si è astenuto, e tra chi si è espresso contro c'è la senatrice di Più Europa Emma Bonino. «Aggravare ulteriormente il debito mostruoso che abbiamo sulle spalle delle nuove generazioni io non mi sento di votarlo», ha spiegato la ex radicale. Pure Monti si è preoccupato per «l'ulteriore gigantesco aumento del debito pubblico che lasceremo ai nostri figli e nipoti» e per «il modo in cui le risorse saranno utilizzate». Ciò nonostante, a differenza della Bonino, ha votato a favore dell'accrescimento del debito, invitando il governo a «fare buon uso di quel che l'Europa consente all'Italia di avere». Un altro riferimento al Mes, se i grillini non l'avessero capito.