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Vittorio Feltri, Attilio Fontana indagato: "Alcuni magistrati si dimostrano dei cessi a disposizione dei progressisti"

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La vicenda di Attilio Fontana, messo in croce per un numero imprecisato di camici gratuiti forniti alla regione, mi appassiona perché dimostra la stupidità colossale delle cosiddette istituzioni. Contro il governatore si è scatenato un putiferio di accuse tanto sceme quanto vuote. È del tutto evidente che siamo di fronte a un pretesto per rubare la Lombardia al centrodestra e consegnarla nelle mani avide della sinistra e dei grillini sgrillettati, come se per guidare un ente bastasse screditare chi già lo guida e non conquistarlo tramite il voto democratico. 

Ma qui siamo in Italia e la logica viene piegata spesso agli interessi politici. La condanna di Silvio Berlusconi per una frode fiscale inesistente ne è stata una prova clamorosa, così come il processo a Salvini - Palamara docet - è in corso non in quanto egli sia colpevole, bensì per ordini superiori provenienti dalle toghe. I pm non sono o non dovrebbero essere dei servizi tipo le toilette, da usarsi in caso di necessità corporali, eppure a volte, non sempre, si dimostrano dei cessi a disposizione dei progressisti, che somigliano vagamente a un water. L'accanimento giudiziario contro Fontana è destinato a risolversi in nulla, poiché nel nostro ordinamento non è previsto si possano giudicare le intenzioni ma solo i fatti, che nella presente circostanza non ci sono. 

 

Un retropensiero alberga in vari cervelli, specialmente popolari. Si è appreso che la madre e il padre di Fontana costituissero una famiglia solida dedita ad attività professionali di livello (lei dentista e lui avvocato), non persone strapelate, bensì benestanti, le quali nella loro vita di intenso lavoro avevano accumulato un bel gruzzolo, circa 5 milioni di euro. Ecco il punto. Il denaro per la maggioranza dei bacchettoni è rimasto sterco del diavolo. La ricchezza non rende simpatici, autorizza chi non ce l'ha a odiare chi invece ne dispone. Di qui l'avversione nei confronti di Fontana. 

Se costui avesse le pezze sul sedere sarebbe rispettato quanto uno Zingaretti qualunque. Dato che viceversa è stato un rampollo di genitori borghesi e quindi abbienti va preso a pedate, indagato, vilipeso, sospettato e via andare. Siamo alle solite. I soldi creano divisioni e attriti perfino violenti. Chi ne ha deve giustificarsi, farsi perdonare di non essere alla canna del gas. Scatta nei poveri un sentimento di rivalsa, essi godono nel divulgare la notizia infondata che il signore sia tale giacché ha violato la legge, almeno quella fiscale. Pertanto va punito, scacciato, messo alla berlina. Fontana non potrà essere condannato per aver procurato gratis alla Regione dei grembiuli destinati ai dottori, questa sarebbe una cosa ingiusta oltre che comica, tuttavia sarà incolpato per via del suo sostanzioso patrimonio. Troveranno il modo per dire che non è stato accantonato regolarmente. 

 

D'altronde basta esaminare la storia di Roberto Formigoni, al quale non hanno beccato un euro, nonostante ciò, sono riusciti a sbatterlo in galera. Sapete il motivo? Hanno pescato una sua foto scattata su una barca dalla quale si è tuffato goffamente, non come Agnelli che si scaraventava in mare con eleganza. Inoltre gli hanno contestato una giacca arancione invero buffa. Altro su di lui non hanno rilevato. È stato sufficiente un pizzico di sciatteria per farlo finire dietro le sbarre. Qualcuno dovrebbe almeno vergognarsi. E magari spararsi nei marroni.

 

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