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Vittorio Feltri e la prostituzione: "Il rischio è sempre lo stesso...", una pesantissima verità sul "commercio carnale"

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Scacciate dalle case chiuse, le prostitute sono entrate in quelle aperte, vanno e vengono come gli altri inquilini, sotto gli occhi indifferenti della portiera, presenziano alle assemblee di condominio, pagano l'equo canone. Libero amore in libero stato, anche questa è civiltà. Forse è l'unico caso, negli ultimi trent' anni, in cui l'impresa pubblica si è tirata indietro lasciando tutto il settore all'iniziativa privata. E con rispetto parlando, i risultati danno ancora una volta ragione ai sostenitori dell'economia di mercato. Mai, come da quando le partecipazioni statali hanno abbandonato il ramo, le azioni di quelle signore sono andate così bene. Le ordinazioni abbondano e le operatrici fanno fatica a tenervi testa, nonostante l'impennata dei prezzi stia trasformando il sesso da genere di prima necessità in voluttuario puro, quanto lo champagne. Ma forse l'amore non è mai stato democratico.

 

A parte questo, i commerci carnali non sono cambiati nella sostanza rispetto a ventidue anni fa: qualsiasi utente ha la possibilità di trovare ambienti confortevoli e persone disposte ad assecondarlo, pagando s' intende. Deve soltanto spalancare gli occhi nella ricerca e abbassare almeno una palpebra all'atto del saldo: bene che gli vada, sono 200 euro. La maggior parte degli uomini nega ufficialmente di ricorrere, anche solo saltuariamente, al più classico succedaneo dell'affetto, però chiunque incautamente sveli di possedere un numero di telefono interessante, rischia di dare il via a una catena di Sant' Antonio i cui proventi vanno in massima all'abbonata. Metti una sera a cena con gli amici, ognuno ha la sua da dire, sulle brigate rosse e sui Khomeini, eppure alla lunga il discorso chissà come, attraverso un labirinto di battute senza senso, o a doppio senso, che è peggio, finisce lì: donne. Avute, sognate, millantate. Poi i record dei forzati del materasso: sapessi io quand'ero giovane, tutte le sere una diversa. E io allora?, anche due. L'eccitazione monta, qualcuno - il solito gentiluomo - butta fuori un nome, e i freni saltano.

SCAMBIO DI INDIRIZZI
Nel giro di cinque minuti, ciascuno ha raccontato la sua vita, dall'iniziazione all'ultimo "meeting", finché al terzo whisky, uno sincero salta su e, quasi liberandosi da un peso, confessa: adesso mi accontento di quelle là. Giù tutti a ridere. Un altro azzarda: ma quelle là quali? Dopo mezz' ora è tutto uno scambio di indirizzi: prestami la biro, hai un pezzo di carta?, ma no, quella la conosco anch' io. Si scopre che le case d'appuntamento sono come i contrabbandieri di sigarette: ce n'è a migliaia; tutte fanno affari d'oro, ogni tanto smettono, riprendono, non cambiano mai. Telefoni e sei sicuro che sarai ben accetto: «Posso venire alle quattro per il tè? Sono Piero, l'amico di Mario». «Facciamo alle cinque, ti spiace?». A quell'ora precisa, con la puntualità che usa dal dentista, l'utente pigia il campanello e, ottenuto il lasciapassare per tramite del citofono, sale. Ha un po' di affanno e non si spiega se è dovuto alle scale o a quel pochino di imbarazzo ed emozione che simili escursioni comportano pure a chi esordiente non è. Se nell'attesa che la porta si apra incontra qualcuno, ha l'impressione che questi gli legga in faccia ciò che sta per fare, e devia lo sguardo, talvolta fischietta.

 

Dentro si starebbe meglio se la tenutaria - si chiama ancora così - non esagerasse nei convenevoli, eccessiva confidenza, e se almeno ti lasciasse il tempo di prendere fiato. Subito ti introduce nel salotto dove velluti rossi e bottiglie di liquore e un'aria stagnante da sala d'aspetto della stazione, impediscono di dimenticare che, in fondo, sei in un bordello. Sulle poltrone siedono due o tre ragazze che sorridono forzatamente, fumano e bevono con gesti meccanici e a malapena mascherano un certo nervosismo le cui vibrazioni si avvertono nell'aria. Delle due o delle tre non sai quale guardare per prima e anche dopo le presentazioni, sei afflitto da un problema: adesso quale scelgo? La tenutaria, che normalmente si picca di conoscere i gusti dell'habitué, crede di sgelare l'atmosfera facendo strani ammiccamenti e interrogandoti sul lavoro, sulla famiglia e perfino sulla salute come se uno che, per modo di dire, avesse mal di denti, sarebbe lì. La conversazione procede per lunghi istanti sui binari della più genuina banalità, i presenti pescano penosamente nel serbatoio dei luoghi comuni e degli stereotipi, finché la tenutaria, dopo aver dato una sbirciata all'orologio, esorta alla consumazione con incitazioni del tipo: «Su ragazzi, allora, volete accomodarvi di là a sentire un po' di musica?». In quel momento ti prende un desiderio imperioso di fuga, ma ormai ti sei cacciato volontariamente in trappola e stoicamente stai nella parte. Balzi in piedi e tendi la mano alla prima che capita, evitando con cura di guardare le altre per pura vigliaccheria, e vai. Di là, sulle prime non si avvertono sensibili miglioramenti, l'isolamento aiuta: una carezza, un sorriso, sia pure di circostanza, colmano il vuoto. In certi casi non è tanto difficile il da farsi quanto il che cosa dirsi, soprattutto durante la spoliazione: disinvolta e rapida la sua, agevolata da vesti professionali; lenta e impacciata la tua, spesso tribolata da intralci imprevisti, come le stringhe e bottoni ribelli a mani tremanti. Ci sono uomini che ogni qual volta vanno in queste case, non possono fare a meno di fidanzarsi, magari soltanto per finta: hanno esigenze di tenerezza e per farlo capire alla signorina, gliene dedicano senza risparmio. Sperano di essere ricambiati, mendicano un trattamento umano.

ESIGENZE DI TENEREZZA
Ma spesso è l'opposto: è la ragazza che tradisce nello sguardo e nell'atteggiamento aspettative non soltanto merceologiche. Raramente tuttavia fioriscono affetti tenaci quale quello descritto da Buzzati in Un amore; quasi sempre i turbamenti nascono e muoiono, rivivono e rimuoiono nella breve parentesi che si apre e si chiude con la telefonata d'appuntamento e il pagamento della prestazione che, peraltro, avviene con discrezione e nelle mani della tenutaria. Quante rose, domanda il cliente? «Cinque», è la risposta. Ove per rosa s' intende la banconota da diecimila che è di quel colore. Ma c'è chi nella casa delle squillo chiede molto meno, né sospiri, né tremori, né emozioni; telefona e domanda il menu della giornata: bionda, bruna, giovane, di mezza età o come? Si accorda sul prezzo e decide. La tenutaria è disponibile, pensa solamente al suo cinquanta per cento. Se non ha in casa il prodotto richiesto, sfoglia l'agenda dell'organico e si riserva di rispondere dopo aver consultato anche quelle che non sono in servizio permanente effettivo. Il part-time è stato inventato dalla prostituzione, vi si dedicano numerose donne al di sopra di ogni sospetto: non dico le nostre mogli, ma quelle degli altri sicuramente. Se ne incontrano parecchie. Le pellicce sono care, non parliamo delle vacanze al mare, e molti di noi, di nascosto per carità, pagano per conto di mariti che forse non sanno.

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