Carabinieri di Piacenza, la condanna di Filippo Facci: "Vicenda scandalosa: giusto indignarsi"
Sto per scrivere qualcosa che potrebbe essere scambiato per un gioco delle parti invertito: il classico «dibattito» giornalistico dove io, cosiddetto garantista, per una volta mi ritrovo a fare il forcaiolo contro una linea garantista del giornale in cui lavoro (questo) e che è sovrastato dalla figura di Vittorio Feltri, che per lustri avevo simbolizzato come forcaiolo. Mi accorgo, tuttavia, che è solo una questione di aritmetica. Da quando è scoppiato lo scandalo dei Carabinieri di Piacenza, ho visto che Libero ha dato tutte le notizie del caso, nessuna esclusa, inseguendo la neutralità impossibile della cronaca e dei fatti. Poi però, giorno per giorno, ho anche visto che, accanto alla cronaca, c'erano dei commenti. Il primo giorno, giovedì, la notizia della «gomorra» di Piacenza non era richiamata in prima pagina e compariva a pagina 8, con questo commento scritto da Francesco Specchia: «Adesso nessuno si azzardi a infamare l'Arma». Il secondo giorno, gli sviluppi della faccenda non comparivano in prima pagina (erano a pagina 10) e in prima pagina c'era un editoriale di Feltri, titolato «Non trattiamo tutti i carabinieri da delinquenti». Il terzo giorno, sabato, cioè ieri, l'enorme apertura di prima pagina era titolata «La dolce vita dei carabinieri indigna (troppo) gli italiani» con sottotitolo «La sinistra si compiace dello scandalo che travolge i nostri militari e li paragona agli agenti Usa allo scopo di delegittimare lo Stato, come accade con la Chiesa e i pedofili». La questione aritmetica è presto detta: tre commenti in difesa dell'Arma pur ammettendo l'orrore per le «mele marce» (difesa che in genere condivido) e neanche un commento per dire che lo scandalo è essenzialmente uno scandalo, e fa schifo. È qualcosa di mai visto in duecento anni, ossia che un'intera caserma fosse sequestrata dalla magistratura con ben sei carabinieri arrestati per reati pesantissimi, dallo spaccio di droga alla tortura, dall'estorsione alle lesioni personali. Uno scandalo senza se, senza ma, senza processi alle intenzioni e reazioni altrui, senza dover per forza difendere l'Arma da attacchi che per ora, seriamente - ripeto: seriamente - non ho visto. Quindi ripeto: il senso della gravità di quanto accaduto secondo me non manca nei commenti di Libero: ma è perlopiù in premessa, «nessuno vuole negare», «posto che» eccetera.
Ecco perché ho scritto questo articolo, che Libero accoglie onorando lo spirito della testata: per controbilanciare, senza nulla rimproverare alla sostanza espressa da Specchia e Feltri. Chiedo perdono per questo mio tono da maestrino: è colpa del tempo passato al telefono, ieri, con tanti carabinieri che ho conosciuto scrivendo di giudiziaria, usi raccontar tacendo. Erano meno garantisti di Libero, tutto sommato. La logica delle mele marce non gli basta più. nessuno se l'aspettava La quasi totalità mi ha detto che una gomorra come quella piacentina comunque non se l'aspettava. I più anziani mi hanno parlato di rilassamento generale dei costumi - anche dentro l'Arma - e di giovani comandanti che non li stanno a sentire, detto da gente che pure ha messo in gioco famiglia e matrimonio per lavorare 14 ore al giorno; mi hanno detto che stanno tramontando lo spirito di corpo e il senso del dovere: anche se hanno detto che forse dicono queste cose perché sono diventati vecchi. Uno mi ha detto che a certa gente, presunti colleghi, lui sparerebbe e basta. Un altro mi ha fatto notare che i vertici dei Carabinieri, sul caso, non hanno ancora detto una parola. Tutti si sono incazzati con Ilaria Cucchi che ha parlato addirittura di «sistema», coi giornali a lasciarla pontificare. Ma quale sistema. Quanto al titolone di prima pagina di ieri si legge che il caso Piacenza «indigna (troppo) gli italiani» e vorrei sapere dove si compra l'indignometro che certifica il «troppo». Nel sottotitolo leggo che «La sinistra si compiace dello scandalo» e vorrei sapere qual è questa sinistra: ho cercato nell'articolo, ma ho trovato solo generici riferimenti a Repubblica e a una «sinistra che adesso si scandalizza», e che sarebbe il versante italiano della campagna «Black Lives Matter» che mira a diventare «un moto globale per lo sradicamento di ogni simbolo della civiltà occidentale», operazione che nel complesso somiglierebbe a quanto «accade con la Chiesa e i pedofili». Tanta roba. Gli obiettivi della campagna mondialista sarebbero dunque «oratori e caserme», che è un'accoppiata che mette i brividi anche a me, se posso dirlo: poi non so se io appartenga a un qualche movimento globale.
Bene: io penso cose diverse. Penso che i fatti di Piacenza siano gravissimi, e vadano enfatizzati proprio perché l'Arma possa prosperare e difendersi da una possibile auto-degenerazione. Penso che il movimento «Black Lives Matter» non c'entri un cazzo. E neanche la pedofilia dei preti, anche perché i carabinieri corrotti sono meno numerosi dei preti pedofili, e comunque i primi faranno una brutta fine, i secondi - eccomi forcaiolo - mediamente la fanno franca.