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Piacenza, la caserma degli orrori? "Mele marce, nessuno si azzardi a infamare i Carabinieri"
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Sembra la sceneggiatura di Gomorra, o di uno di quei film sulla polizia irredenta di Martin Scorsese dove la legge è un luogo comune e la sua violazione un'antica liturgia. Dalla notizia dei carabinieri arrestati a Piacenza trapela un'umanità che poco ha d'umano. C'è un groviglio di crimini - pestaggio, tortura, sequestri, peculato, traffico di droga - che mandano in tumulto il cuore delle istituzioni. C'è tutt' una stazione di Carabinieri che trasuda corruzione. C'è la foto, emblematica, di un uomo a terra, scalzo, suonato come un tamburo, quasi annegato nel suo sangue: forse uno spacciatore che non s' era voluto adeguare al sistema dei boss con le stellette.
"Non ha più denti", "lo abbiamo ucciso", pestato il venditore di auto: Piacenza, i dettagli-choc sui carabinieri banditi
C'è perfino un appuntato, di solito la figura più tenera dell'Arma, che si rivela pusher di primo livello con un alto senso dello spaccio. E ci sono frasi intercettate che delineano una criminalità antica e un modus operandi che nulla ha di lecito: «Ho fatto un'associazione a delinquere ragazzi, in poche parole abbiamo fatto una piramide. Noi siamo irraggiungibili». Ora, se il disonore sta macchiando l'Arma in queste ore, la risposta della magistratura è stata durissima. Ma, ovviamente, i social vomitano tutta la loro rabbia. Riemergono i fetori del caso Cucchi e della banda della Uno Bianca; si rilanciano le accuse dei processi Aldrovandi, Magherini, Uva per dimostrare la vocazione alla violenza delle forze dell'ordine. Vista così, la rabbia di popolo può apparire comprensibile. Perché se ti tradiscono i carabinieri, significa che l'impossibile può essere vero. Epperò è vero il contrario.
L'Arma ha subito provveduto a isolare gli infetti, innescando il suo sistema immunitario; gli stessi carabinieri si sono messi sulla linea della magistratura che ha portato, con questa raffica di arresti, a un «atto di giustizia» verso chi 28 anni fa, in via D'Amelio a Palermo, perse la vita nell'attentato in cui morirono Borsellino e la sua scorta, «servitori dello Stato di tutt' altro spessore rispetto agli odierni indagati». Perché non c'è neppure bisogno di mostrare agl'italiani la divisa stirata sui propri doveri e sull'orgoglio invincibile dei Carabinieri. Gli alamari veri - diceva Dalla Chiesa - rimangono quelli cuciti sulla pelle. Nessuno tocchi i caramba. Non oso pensare a cosa accadrà agli orchi introdotti alle gioie del carcere, un posto dove la violazione del codice colpisce soprattutto gli sbirri che tradiscono se stessi.
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La Postina con Zanellato diventa Dotta
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