Giuseppe Conte, l'affondo di Pietro Senaldi: "Ha le allucinazioni, con che scusa va a chiedere l'elemosina all'Ue"
Ci avevano detto che l'Europa detestava i sovranisti e che, anche se il governo gialloverde era caduto, era meglio non tornare al voto, perché Salvini avrebbe vinto e Bruxelles ce l'avrebbe fatta pagare. Così, il Trio Lescano formato da Renzi, Conte e Grillo un anno fa ci ha apparecchiato questa maggioranza giallorossa, sostenendo che sarebbe stata un'assicurazione perpetua, un ombrello sempre aperto per ripararci dagli strali dei partner Ue. Di fronte al professor Giuseppe tutti si sarebbero scappellati, i tedeschi sarebbero diventati buoni, gli olandesi generosi, gli austriaci flessibili e gli scandinavi gente di cuore. Per aiutare il nostro eroe di Volturara Appula, gli abbiamo messo intorno una corte di statisti di primo piano. In missione alla Commissione abbiamo il prode Gentiloni, economista di grido e indomito spirito battagliero. All'Europarlamento c'è un presidente targato Pd, Sassoli, che dopo decenni a leggere il tiggì ha imparato a parlare come Dio, peccato che, come ai tempi di mamma Rai, non sappia mai se chi sta dall'altra parte lo ascolta.
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Al momento pare di no. Sul fronte interno, abbiamo prelevato da Bruxelles, dove da qualche legislatura pisolava circondato dalla stima di tutti, l'europarlamentare piddino Gualtieri, uno storico che abbiamo promosso ministro dell'Economia, tanto la situazione dei conti italiani è talmente semplice che perfino un bambino potrebbe gestirla. Sulle fasce schieriamo, a sinistra il ministro di riciclo Amendola, agli Affari Europei, un Richelieu talmente abile in diplomazia da riuscire a convincere Renzi a non ricandidarlo in Parlamento due anni fa; e a destra il trombato, prima da Salvini e poi da Grillo, Di Maio, che sta imparando l'inglese a nostre spese girando il mondo senza costrutto in qualità di ministro degli Esteri.
OBIETTIVO AMBIZIOSO
«Siamo una squadra fortissimi» canterebbe Checco Zalone, che comunque sarebbe il migliore della partita. Così armati, siamo andati alla conquista dell'Europa, per spezzare le reni agli olandesi. L'obiettivo, invero ambizioso, era convincere i partner Ue a prestarci una novantina di miliardi a tassi super agevolati e a regalarcene un'altra ottantina per curare i danni che la pandemia ha arrecato all'economia nazionale, già prima boccheggiante. La pretesa era ricevere la montagna di denaro senza dover dare spiegazioni su come l'avremmo utilizzato e senza che nessuno ci chiedesse se, per caso, pensassimo di finirla di buttare soldi nel cesso dando uno stipendio a chi non lavora, andando in pensione sei o sette anni prima dei popoli ai quali battiamo cassa ed erogando trattamenti assistenziali a chi è sano come un pesce e guida Mercedes prendendo l'assegno di invalidità come cieco. Sembra una barzelletta, ma è tutto vero. La cosa più comica, e anche più tragica, è che i giallorossi non volevano ingannarci. Loro erano davvero convinti che teutonici, olandesi, slavi e finnici non avrebbero scambiato il nostro premier per un «paglietta» ma sarebbero rimasti incantati dalla sua capigliatura impomatata e gli avrebbero spalancato borse e natiche al grido di «ehi fratello, accomodati serviti pure il pasto». Purtroppo però l'Europa, pur considerandoci poco più che dei miserabili, non ci tratta con lo stesso spirito con il quale noi accogliamo i clandestini e ci ha mandato a stendere; tanto che perfino il vanesio e orgoglioso professor Giuseppe ha dovuto riconoscere di aver preso un cazzotto in piena faccia e che «il negoziato è più difficile del previsto».
COSì NON SI CRESCE
L'inconsapevolezza è la forza dei sognatori, ma anche dei matti. È irrilevante appurare se i nostri governanti appartengano alla prima o alla seconda categoria, perché qualunque delle due possibili sia la risposta, per noi le speranze di salvezza sono al lumicino. L'unica arma alla quale ci possiamo aggrappare è il ricatto. È evidente che l'Europa non ci sta trattando come, dieci anni fa, fece con la Grecia. Ci ha concesso di sforare ogni parametro, indebitandoci come pazzi, e ha acconsentito, in deroga alle proprie leggi, ad aiuti di Stato insensati, come gli altri tre miliardi in rampa di lancio verso il cestino che utilizzeremo per prolungare l'agonia di Alitalia. Il motivo è evidente. Dopo che la Gran Bretagna le ha detto bye-bye, la Ue non può permettersi di perdere l'Italia, perché altrimenti non avrebbe nessun senso politico e strategico e morirebbe. Ecco allora che noi pestiamo i piedi, certi che mamma tanto ci arrotonderà la paghetta e non ci caccerà di casa. Forse alla fine avremo ragione, ma non è così che cresceremo e risolveremo i nostri problemi.
Come si concluderà la questione nel dettaglio non è ancora dato sapere. Di certo non bene. D'altronde se gli italiani, che durante il Covid hanno visto aumentare i risparmi personali di 17 miliardi, fino a raggiungere l'iperbolica cifra di 1.400 miliardi sui conti correnti, non si fidano dell'Italia, che per questo è costretta a emettere debito pubblico a tassi superiori rispetto ai suoi parnter Ue, perché mai dovrebbero fidarsi i cittadini di altri Stati? Sono i misteri che Conte non riesce a sciogliere. La sua mente vola troppo alta e non si pone quelle domande banali che gli impedirebbero di cimentarsi in missioni impossibili, rimediando figuracce. Basterebbe che si guardasse allo specchio e si chiedesse: ma io presterei senza condizioni 90 miliardi a uno come me, per di più alla guida di un Paese che non è intenzionato a guarire nessuno dei suoi mali atavici e vanta il terzo debito pubblico al mondo ma si appresta ad aumentarlo del 25%?
Giuseppe ha bloccato i licenziamenti per un anno e per lo stesso periodo di tempo vuol mantenere senza che lavorino otto-nove milioni di cittadini. Pertanto chiede a nazioni straniere di pagargli il conto, cosicché lui possa continuare a governare indisturbato. Evidentemente ha le allucinazioni. La scusa con cui chiede l'elemosina sono i danni che la pandemia ci ha provocato. Peccato che da mesi si vanti di aver affrontato il Covid meglio di chiunque, tanto da essere l'esempio che tutto il mondo ha imitato. Insomma, lui è stato il più bravo a combattere il virus però pretende che gli altri, che a suo dire lo hanno patito di più, si svenino per aiutarci. Da neurodeliri. Solo che, oltre al governo, gli infermieri dovrebbero portare via anche gli italiani che lo sostengono e hanno creduto che la sua Armata Brancaleone ci avrebbe difeso in Europa meglio del centrodestra.