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Vittorio Feltri: perché Rutte ha ragione, basta versare denaro ai porci e chiedere la carità all'Europa

Vittorio Feltri
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Il premier olandese, Mark Rutte, afferma in una intervista rilasciata al Corriere della Sera che l'Italia deve imparare a fare da sola, senza cioè pietire aiuti in denaro dall'Europa. Espresso da lui, che guida un Paese specialista in imbrogli fiscali, questo concetto suona male. Siamo al bue che dà del cornuto all'asino. Viene voglia di ripetere un vecchio luogo comune: da che pulpito viene la predica. Ciò premesso devo dire che Rutte non dichiara una sciocchezza, anzi. Ha ragione in pieno. Non si capisce perché l'Italia, pur essendo ricca sfondata (lo certificano i dati statistici riguardanti i risparmi privati, i più consistenti del vecchio continente), debba chiedere l'elemosina all'Unione europea. Si arrangi. Si amministri meglio, il governo eviti di indebitarsi ovvero di sperperare e sprecare soldi che le casse dello Stato non contengono.

 

 

Un Paese è come una famiglia, deve fare il conto della serva: se tramite le tasse introita cento è assurdo che sborsi centocinquanta per investimenti che non si può permettere. Se io ho uno stipendio di 5 mila euro al mese non posso farne uscire dalle mie tasche 6 mila, altrimenti dopo due o tre anni sono costretto a vendere i tappeti e i quadri per ripianare il disavanzo. I fessi che ci governano da quasi mezzo secolo invece se ne fregano pure del buon senso e buttano qua e là quattrini che non hanno, cosicché accumulano un debito impressionante, facendosi venire la tentazione di approvare una patrimoniale che depauperi il nostro personale patrimonio allo scopo di otturare il buco di bilancio.

 

 

Per lustri e lustri siamo andati avanti a versare denaro a botoli e porci, annaspando nelle cifre in rosso, convinti che l'assistenzialismo esasperato fosse necessario per assicurare ai partiti i consensi necessari onde conquistare il potere. Non importa se di destra o di sinistra o di centro, le forze politiche si sono impegnate soltanto a distribuire ricchezza a chiunque senza mai porsi il problema più importante: prima di dare soldi è indispensabile recuperarli con il lavoro e con il risparmio. In questo momento ce l'abbiamo con Conte e il M5S poiché hanno in mano il pallino, e destinano risorse per il reddito di cittadinanza, per il bonus ai ciclisti e a chi va in vacanza, a tutti. Un modo, questo, di amministrare la cosa pubblica che grida vendetta.

Elargire euro a chiunque senza avere riserve adeguate è una follia, significa aumentare il passivo statale che prima o poi (quando?) bisognerà appianare. Di qui l'idea dei governanti spendaccioni di fare un salto a Bruxelles per chiedere la carità ai Paesi dell'Unione. I quali ovviamente non hanno nessuna intenzione di foraggiare la nostra patria, nella consapevolezza che essa è piena di milioni nel settore privato e in bolletta marcia a livello di gestione demaniale. Se il nostro sistema fiscale non è in grado di riscuotere le tasse dai contribuenti la colpa è solo dell'esecutivo, notoriamente inabile nel fare accertamenti idonei a colpire gli evasori, una moltitudine impressionante, senza contare i lavoratori in nero. L'inefficienza della Agenzia delle entrate non è una novità. Da decenni gli esattori si lasciano sfuggire miliardi e miliardi, non sanno eseguire le opportune verifiche, e il piatto piange. L'attuale gabinetto di Palazzo Chigi è pessimo come abbiamo già messo in luce, ma non è peggiore dei precedenti. Il problema è la casta burocratica che comanda nei ministeri, e non solo, senza avere la competenza per compiere il proprio dovere con onestà. E la politica anziché raddrizzare le gambe ai cani, storce le proprie e zoppica. Riducendosi all'accattonaggio.

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