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Vittorio Feltri sui diritti civili: "Cretini patentati, cosa significa picchiare un gay"
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La vicenda di Pescara non può lasciare indifferenti. Un giovane è stato aggredito da un branco di ragazzi solo perché passeggiava per le vie del centro città tenendo per mano il suo fidanzato. Al quale hanno rotto la mandibola a cazzotti. Un episodio inspiegabile se si considera che ormai - finalmente - la omosessualità non è più reputata scandalosa. Non riusciamo a capire cosa sia saltato in mente agli aggressori quando hanno deciso di dare l'assalto a due maschi che non facevano nulla di male, limitandosi a camminare appaiati tenendosi stretti con gli arti superiori.
Mi domando che possa importare a qualcuno se due gay mostrano in pubblico di essere affezionati l'uno all'altro. Nel 2020 un fatto del genere non dovrebbe suscitare scalpore, bensì passare inosservato e quindi essere tollerato. Ciò che più sorprende è che i fanciulloni maneschi non abbiano ancora compreso che in materia sentimentale e sessuale ciascuno agisce come gli pare (o almeno dovrebbe), senza doversi vergognare e senza temere di essere percosso. In altri termini più crudi, chi se la prende con coloro che hanno gusti diversi dai suoi è un cretino patentato, non abilitato a pretendere l'uniformità delle preferenze. È ovvio che la omosessualità non sia un reato e neppure un comportamento disdicevole. Combatterla, oltretutto con la violenza, significa essere indegni di vivere nel consorzio civile.
"Li conosco, ero di sinistra anch'io". Feltri seppellisce Zinga & co: "Poveracci che pur di stare in piedi..."
Ciascuno nella propria vita compie le scelte che gli garbano nelle quali nessuno è abilitato a porre il becco. Io sono etero né per merito né per colpa mia. Non ho selezionato questa o quella propensione e ho agito istintivamente, evitando di giudicare o sfottere, tanto più di malmenare, persone con tendenze dissimili rispetto alle mie. Talvolta qualcuno mi ha redarguito poiché anziché il termine "gay", inglese, ho usato "ricchione" o "frocio", accusandomi di omofobia. Il che è folle. Faccio notare che affidai mio figlio Mattia, quando era piccino, a una coppia di omosessuali che se lo portò in vacanza al mare, accudendolo come fosse un nipote. I due erano amici miei carissimi, uno di essi purtroppo ci ha lasciati qualche anno fa, l'altro mi è tuttora vicino. Quindi non sono omofobo, tuttavia rivendico la libertà di definire gli omo come mi pare. Chi invece li discrimina è senz'altro un coglione.
Dai blog
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La Postina con Zanellato diventa Dotta
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