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Vittorio Feltri, il gesto del fondatore di Libero: "L'Ordine dei giornalisti è ripugnante mi dimetto"

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 Il dado è tratto. Mi sono dimesso dal Disordine dei giornalisti, perché lo ritengo indegno di avermi tra i suoi iscritti. Esso mi ha perseguitato per anni avvolgendomi in una nuvola di fumus persecutionis. Mi ha accusato perfino di aver composto titoli sgraditi ignorando, per sottolineare la sua cultura giornalistica, che il direttore editoriale, quale io sono, fa un altro mestiere e non è perseguibile per i contenuti di un quotidiano, esistendo un direttore responsabile cui per contratto e per legge spetta il controllo di ciò che viene stampato. Questo per dirvi a quale livello sono coloro chiamati a giudicare la correttezza dell'operato dei colleghi. Ciò precisato, me ne vado lo stesso da questa consorteria di gente sconosciuta al pubblico e che nonostante ciò si arroga il diritto di promuovere e bocciare, soprattutto bocciare i cronisti in base alle loro preferenze politiche. Il Consiglio disciplinare dell'Ordine infatti esamina il linguaggio degli articoli e se lo ritiene politicamente scorretto, ovvero non di suo gusto, procede e condanna. L'ente inutile e dannoso si è dato un codice deontologico che si propone di fare la guerra al vocabolario e anche ai concetti che non coincidono con il conformismo progressista dilagante. Io rifiuto questo stile becero e fascista o, meglio, comunista e me ne vado per i fatti miei, non voglio più avere che fare con un tribunale speciale pronto a colpire gli eretici. La mia scelta non mi impedirà di esprimere opinioni da libero cittadino e di esercitare le funzioni di direttore editoriale. Non vedevo l'ora di uscire dalla mefitica prigione in cui ero recluso da 51 anni. Da notare: lo scorso anno l'Ordine mi assegnò la medaglia d'oro per aver dato lustro alla professione, intanto però dava inizio alla recrudescenza della mia persecuzione, peraltro in atto da tempo. Non ho mai ritirato tale benemerenza. Alcuni lustri orsono mi chiamò dicendomi che non potevo assumere il ruolo di presidente degli ippodromi milanesi. Riteneva ci fosse un conflitto di interessi. Feci notare: Indro Montanelli era stato in consiglio di amministrazione della Fiorentina calcio e Enzo Biagi in quello del Bologna. Fui assolto. Poi mi incolparono per la pubblicità di cui ero testimonial per una casa di moda. Documentai che il mio compenso era stato devoluto in beneficienza. Altra assoluzione. Poi il caso Boffo.

 

 

Fui sospeso ingiustamente per tre mesi. Si dà un caso: Boffo è scomparso mentre io sono ancora qui a litigare coi miei censori. Vi risparmio altri episodi grotteschi. Cito un titolo di Libero: Vieni avanti Gretina. Altro procedimento contro di me benché, ripeto, la pubblicazione del "delitto" sia dipesa non da me bensì dal direttore responsabile. Ovvio, a questo punto preferisco abbandonare questa gabbia di incompetenti. Alla mia età, 77 anni, si sopporta tutto tranne le persone moleste che mi prefiggo di denunciare non appena la vicenda si sarà conclusa. Per me non cambia nulla. Rimango direttore editoriale e consigliere di amministrazione, i miei articoli di cittadino con l'esigenza di esprimere le proprie opinioni, se saranno accettati dal direttore, usciranno. Viva l'Atalanta, abbasso l'Ordine.

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