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Immigrazione, Gianluca Veneziani smaschera i preti "furbacchioni": così a Bergamo sfruttavano i profughi

Gianluca Veneziani
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Ci tocca evocare il Buzzi di Mafia Capitale: «Con gli immigrati si fanno molti più soldi che con la droga». Parole che trovano riscontro nella cronaca. E vedono come protagonisti persone che predicano bene e razzolano male. Ossia alcuni preti, in teoria paladini del Bene, in realtà furbacchioni che tengono più alla Borsa che alla Vita (dei migranti). È lo scenario che emerge dall'inchiesta condotta dalla Procura di Bergamo a partire dal 2017: un'indagine in tre filoni, che ieri ha portato a 3 arresti, 38 avvisi di garanzia e un'ottantina di persone coinvolte, di cui un frate ai domiciliari, un prete indagato e altri tre parroci sotto la lente della procura. Viene fuori l'immagine di un sistema di sfruttamento dell'accoglienza, tale da utilizzare i migranti solo al fine di fare soldi. Il primo filone riguarda la coop Rinnovamento, di cui sono stati arrestati e messi ai domiciliari il fondatore, padre Antonio Zanotti, la presidente Anna Maria Preceruti e l'economo Giovanni Trezzi. Dovranno rispondere, tra l'altro, delle accuse di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato e riciclaggio. Stando all'inchiesta del pm Fabrizio Gaverini, basata su intercettazioni e filmati, gli arrestati godevano dei contributi sull'accoglienza senza rispettare i requisiti richiesti dallo Stato. In sostanza, avrebbero incassato denaro (i 35 euro a migrante) anche quando l'ospite aveva già lasciato la struttura, oppure avrebbero dato ai migranti cibo scaduto per risparmiare. Il totale dei soldi illecitamente percepiti ammonta a 120mila euro, somma per la quale è stato disposto il sequestro ai fini della confisca. Per padre Zanotti si tratta di una nuova tegola, dopo l'accusa mossa a suo carico nel 2018 da parte di un giovane per presunti ricatti sessuali.

 

 

TRE FILONI
Anche il secondo filone dell'inchiesta tira in ballo alcuni consacrati. Essa coinvolge l'associazione Diakonia, della Caritas di Bergamo, e la cooperativa Ruah, e tocca la figura di don Claudio Visconti, ex numero uno della Caritas bergamasca, ora indagato per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e inadempimento di contratti di pubbliche forniture. Al don viene contestato il fatto di aver percepito illecitamente, insieme ad altri indagati, 50mila euro, servendosi di associazione e coop per intascare soldi pubblici «non spettanti». In particolare, avrebbe comunicato alla Prefettura una data di uscita degli ospiti successiva a quella effettiva, in modo da continuare a ricevere il contributo per la loro accoglienza. Allo stesso scopo, le firme di alcuni immigrati sarebbero state contraffatte e sarebbero state presentate fatture false con spese mai sostenute. Per quanto riguarda l'altra accusa, in alcuni casi il personale impiegato non sarebbe stato congruo al numero di ospiti né sarebbero stati assicurati, a vantaggio dei migranti, servizi come scolarizzazione o disinfestazione delle strutture. Altri due parroci, don Davide Rota, direttore del Patronato San Vincenzo di Bergamo, e don Massimo Maffioletti, parroco di Longuelo, sono invece stati coinvolti nell'indagine con l'accusa di «sfruttamento del lavoro», per aver reclutato sei immigrati nei centri di accoglienza della Ruah, «corrispondendo retribuzioni difformi dai contratti collettivi». Stando a quanto scrive il Corsera, un altro don, Roberto Trussardi, attuale direttore della Caritas bergamasca, sarebbe invece coinvolto nella turbativa d'asta legata all'assegnazione dei posti del servizio Sprar al Comune di Bergamo. Mentre, nel terzo filone, per abuso d'ufficio, sono indagati tre viceprefetti di Bergamo e Cremona.

CARROCCIO ALL'ATTACCO
Sulla vicenda interviene il leader della Lega Salvini che, riferendosi alle posizioni già assunte dalle Caritas lombarde contro il Decreto sicurezza, avverte: «La procura di Bergamo indaga l'ex numero uno della Caritas, un sacerdote è ai domiciliari. Il sospetto: dietro gli appelli e le campagne per l'accoglienza e la solidarietà degli immigrati (con frequenti attacchi alla Lega) c'era sete di denaro». A sua volta Mauro Brambilla, sindaco leghista di Fontanella, dove ha sede una delle coop oggetto d'indagine, ci dice: «In attesa degli sviluppi, chiedo la revoca da parte della prefettura di tutti i contratti in essere con la cooperativa di Zanotti e la chiusura del suo centro migranti in paese». Il mito della "buona accoglienza" stavolta sembra crollato del tutto. r

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