Pietro Senaldi e la guerra tra Di Maio e Di Battista: "M5s a pezzi, il partito di Conte con la benedizione di Grillo"
Conte non ha nessun bisogno, al momento, di farsi un proprio partito. Non gli resta che aspettare che il M5S vada in pezzi per rimettere insieme i cocci con la benedizione di Beppe Grillo. Non c'è da attendere molto. Il Movimento ha iniziato a sfaldarsi all'indomani del trionfo elettorale del 2018. Grillo sognava un governo con il Pd, Di Maio ce l'aveva quasi fatta ma Renzi all'ultimo momento fece saltare tutto, salvo poi adoperarsi per il matrimonio giallorosso l'anno dopo. Così Giggino si fidanzò con Salvini, Beppe si ritirò sdegnato in quel di Nervi e Casaleggio junior, spiritualmente più di destra che di sinistra, stappò champagne. Il patto con Di Maio per rifondare M5S, stretto da Davide subito dopo la morte del padre Gian Roberto, poteva funzionare e Luigino non aveva niente in contrario al finanziamento della piattaforma Rousseau, gioiello di famiglia dei Casaleggio, anche con cospicui prelievi mensili a carico della nutrita rappresentanza parlamentare grillina.
La trappola - Il portale all'inizio funzionò, con i famosi referendum dall'esito scontato su cosa dovesse fare il Movimento. Votiamo per salvare Salvini? Ci presentiamo soli alle Regionali? Ogni consultazione dava miracolosamente il responso più funzionale agli interessi di Di Maio. Malgrado l'intesa filasse a meraviglia però, tra i grillini gli scontenti, in principio pochi, cominciarono a moltiplicarsi. Chi non faceva il rendiconto delle spese, chi non pagava la quota a Rousseau, chi odiava la Lega, chi sognava il ritorno di Di Battista dal Nicaragua o dal Perù. Quando Salvini fece saltare il governo, le carte si rimescolarono. E in scena rientrò Beppe Grillo, che è il massimo fautore del governo attuale. Il comico genovese avrebbe volentieri tenuto il ministro rivoluzionario del congiuntivo alla guida del Movimento, a bruciarsi come parafulmine, ma Luigino fiutò la trappola e si ritirò prima del congresso che avrebbe dovuto scegliere il nuovo capo. Per un motivo o per l'altro, l'assise risolutiva viene da allora continuamente rimandata. Tra emergenze interne a M5S e catastrofi nazionali, gli Stati Caporali dei grillini non hanno ancora una data. Intanto però le cose accadono. Davide Casaleggio ha dimostrato di non avere in tutto il corpo il talento che il padre Gian Roberto aveva in un ricciolo. Non ha né idee né ambizioni politiche e, per quanto poco avveduti, i parlamentari grillini si chiedono a che titolo debbano tassarsi mensilmente per foraggiarlo, avendo come unico vantaggio l'uso, sotto stretto controllo, di una piattaforma che pesa sempre meno. Di Maio ha capito e gli ha voltato le spalle e oggi l'erede del fondatore sta affondando in solitudine. Come un'anima al limbo, Casaleggio junior ripete sagge parole che nessuno vuol sentire e, cosa ancora più fastidiosa, ricorda a tutti i principi iniziali del Movimento che nessuno vuol più rispettare. No al doppio mandato, tassa Rousseau, donazione di parte dello stipendio a un fondo parlamentare per le imprese, democrazia diretta e altri dogmi che ormai per il parlamentare di Cinquestelle sono retaggi da parvenù. Grillo, che non ha mai amato troppo il pargolo del suo socio, se la ride. Ha sbarrato la strada a Di Battista, che al momento resta una incognita, visto che è uno dei pochi grillini che non vuole svendersi anima e poltrona al Pd. Il comico di professione ha scelto ormai come spalla il comico a sua insaputa, Conte, e cuor di Di Maio si è adeguato e accucciato, ritenendo che è meglio una poltrona oggi che una rogna domani.
Tutto rimandato - Casaleggio junior strepita, ma sono colpi di coda. L'assise per rifondare per la terza volta il Movimento slitterà a dopo le Regionali di settembre, per non ufficializzare l'alleanza dei grillini con il Pd, che in campagna elettorale nel 2018 veniva combattuto come il coacervo di ogni male, peggio anche di Berlusconi. Ci sarà una tregua tra le diverse fazioni e Grillo si allargherà ancora di più. Papà Gian Roberto era un visionario che si è servito di un simpatico matto di talento per realizzare un sogno. Il figlio Davide non ha idee all'infuori del profitto della propria azienda. Presto verrà estromesso dal Movimento e nessuno alzerà un dito per difenderlo. Oppure dovrà adeguarsi ad un ruolo marginale. Quanto al futuro, è imponderabile. Se ci fosse mezza alternativa, il M5S si scioglierebbe come neve al sole. Non essendoci, resiste, facendo del vuoto di potere il potere del vuoto. L'unico obiettivo della banda è impoverire il Paese per trovare la propria ragion d'essere nell'elargizione di bonus e sussidi. Con la concorrenza però della Cgil e del Pd versione Zingaretti.