Vittorio Feltri, Fontana e Lombardia insultati dai meridionali: "Dove tornerebbero senza questa regione"
È ora di riaprire il fuoco che pure mi ha strinato. Un paio di mesi orsono, forse meno, ero ospite del programma televisivo «Fuori dal coro» condotto dall'ottimo Mario Giordano. Alle sette di sera registrai una intervista su temi di attualità. Il Governatore della Campania, il simpaticissimo De Luca, aveva da poco dichiarato l'intenzione di chiudere i confini della sua regione. Cosa saggia.
Chiamato a commentarla, mi chiesi se tale chiusura fosse solo in entrata o anche in uscita. Precisando comunque che a me non importava trasferirmi a Napoli per lavoro, visto che non avevo e non ho intenzione di fare il posteggiatore abusivo, aggiunsi che il capoluogo vesuviano è abitato anche da gente che non soffre di alcun complesso di inferiorità, ma è inferiore. Il giudizio non era di tipo antropologico, dato che perfino io so che Benedetto Croce non è nato a Cuneo e che Gabriele D'Annunzio non è venuto al mondo a Sondrio. In discussione dunque non erano né potevano essere le virtù intellettuali dei meridionali, bensì il loro livello economico, sociale e civile.
Chiunque sa che il Mezzogiorno soffre di arretratezza in campo produttivo: il reddito dei suoi cittadini è la metà di quello dei lombardi, è devastato dalla criminalità organizzata, è privo di infrastrutture idonee a favorire lo sviluppo. Queste sono verità incontestabili. Nonostante ciò sono stato linciato quasi avessi offeso il popolo del Sud, il quale peraltro si lamenta proprio perché lo Stato non ha mai provveduto a colmare certe lacune che lo rendono appunto inferiore (che non è una parolaccia) al settentrione. È un fatto noto a chiunque conosca la realtà patria. Mi sono preso valanghe di insulti.
Addirittura Massimo Giletti, factotum dell'Arena della 7, ha organizzato una puntata durante la quale i suoi ospiti, da Luca Telese al sindaco di Benevento, mi hanno brutalizzato volgarmente, accusandomi di antimeridionalismo, ignorando la mia storia. Solamente Alessandro Sallusti mi ha generosamente difeso. Non contento, Giletti ha incaricato la ex ministra De Gregorio di raccogliere le contumelie dirette a me ad opera di un considerevole numero di sudisti che hanno parlato per sentito dire, cioè senza avere udito il mio intervento tv. Più scorretti di così è impossibile. Naturalmente me ne sono infischiato. Alla superficialità di certa gente sono avvezzo.
Ora però si dà il caso che si è scatenata una bufera contro la Lombardia, accusata di aver commesso ogni nefandezza in occasione del Covid, come se il virus fosse stato realizzato da Attilio Fontana e dai suoi collaboratori. Contro questa regione pilota, provenienti dal meridione, sono stati lanciati strali velenosi. Un pestaggio senza precedenti che colpisce polentoni quasi fossero delinquenti oltre che untori indefessi. Il migliore dei settentrionali è dipinto quale un bastardo intento solo a impestare i connazionali e ad accumulare denaro, speculando su tutto, anche del virus. Ma le offese sanguinose sparate sui lombardi non hanno suscitato polemiche: solo approvazioni. Non c'è stata e non c'è anima che si indigni e invochi punizioni nei confronti dei detrattori dei miei conterranei. Niente, neanche un sospiro. Se io dico che i napoletani sono spettinati, vengo infilato nel tritacarne e ridotto a polpetta, se invece il Paese intero imputa ai lombardi di essere un popolo di gentaglia arraffona, avida e senza dignità, tutto va bene madama la marchesa. Non mi aspetto le scuse di chi sputtana i miei concittadini, mi accontenterei che chiudesse la bocca e pensasse che senza la Lombardia tornerebbe alla mezzadria e al latifondo.