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Gli statali? "Una stirpe divina", il sondaggio che li inchioda: ecco il vero piano post-coronavirus

Renato Farina
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Stiamo per assistere così ad un salto nell'evoluzione della specie "homo statalis" che incanterebbe sicuramente Darwin. Sta infatti prendendo solida forma l'anello mancante che congiungerebbe i ministeriali alle schiere angeliche e forse anche più su. Finalmente dimostrerebbe quel che in tanti nelle valli alpine e nelle pianure padane abbiamo sempre sospettato: gli statali non sono come noi, sono una stirpe divina. Uomini sì, ma con un cuscino di piume d'oca incorporato, un'intercapedine dolcissima che separa, già nel Dna, il duro legno della seggiola o l'appiccicosa similpelle del sedile dalle parti morbide naturalmente protese al riposo. Un capitolo si sta per aggiungere alla storia mitologica dello "statale italiano". Il diritto a stare in ciabatte e mutande a casa, prestando servizio - come usava dire - in tinello.

Non dipingiamo ignudi i ministeriali e i funzionari del catasto per cattiveria. È la divisa, pare, dello smart-working in tempo di Covid: circolano ovunque filmati di eurodeputati e giornalisti che intervengono in collegamento remoto a Strasburgo o in talk show e si inquadrano per sbaglio la biancheria. Ma per gli statali, diciamolo, questa uniforme ci sembra proprio perfetta, pensata nella mente eterna di Dio quando ne fu creato il prototipo. La notizia, che non ci trova a dire il vero impreparati, è questa: interpellati alla fine della Fase 1, dov' erano stati obbligati dalla legge a lavorare nella propria dimora, gli statali dipendenti hanno confessato gradimento per l'esperienza fatta e perciò il 93,6 per cento ha espresso la forte volontà - tranne che nei periodi di vacanza - di stare a casa per sempre. Cioè di continuare lo smart-working per saecula saeculorum, con una commistione di inglese e latino davvero innovativa.

 

 

SEMPLIFICAZIONE
 "Smart" attaccato a work significa qualcosa di più che lavoro fuori dall'ufficio. Significa grinta, brillantezza, abrogazione dei fronzoli, semplificazione, poche cerimonie, sveltezza, prontezza, persino gioia di lavorare. Secondo voi, una volta domiciliate le scartoffie nella propria dimora, mentre sfrigola il soffritto, rischieranno i nostri eroi ministeriali di lasciarci sopra ditate di unto? Troppo rispetto per le delicate pratiche. Uno dirà: ma stavolta c'è il computer. Il web? All'Inps è andato in palla il sistema dopo mezz' ora di domande supplichevoli da parte degli utenti, e si sono dovuti inventare attacchi di hacker per giustificare il fiasco. Tranquilli. Una volta universalizzato lo smart-working per gli statali, l'Italia diventerà l'unico Paese al mondo, a parte forse la Mauritania, dove non ci sarà bisogno dei blitz di pirati digitali per bloccare l'apparato statale, basteranno più placidi attacchi di abbiocco.

VASTO PROGRAMMA
 Sia chiaro. Non crediamo affatto che lo smart-working sia la maniera post-moderna di battere la fiacca: ci sono fior di studi i quali spiegano che non c'è bisogno di spostarsi tutti nello stesso posto per fare qualcosa insieme, e in modo eccellente. La produttività addirittura cresce in numerose attività e le spese scendono. Ci si può relazionare a distanza eppure è come se si fosse lì con il corpo e l'anima. Qual è il punto? È quella che un industriale brianzolo geniale, Walter Fontana, chiamava lavorina. Una polverina che si tramanda in famiglia, che ci si scambia in azienda e in officina. Negli stanzoni o stanzini della Pubblica Amministrazione (in sigla Pa, come Palermo) il rito del cappuccino prevede la distribuzione al massimo di zucchero di canna. Per dimostrare che lo Stato e i cittadini non ci rimetterebbero nulla da questo confinamento domestico della Pa, si sostiene che il rendimento degli addetti in questo periodo di pandemia e dunque di sedi chiuse non è diminuito. A questo crediamo senz' altro. Il plebiscito dunque è stato ovvio. Stupisce semmai che solo il 93,6 per cento abbia detto di sì. Perché? Come si spiega questo gruppo di rinnegati? Sono forse quelli che vendevano orologi su e giù per i ministeri o rifornivano i colleghi di supplì di patate per arrotondare? Se non fosse faticoso, siamo sicuri che ci sarebbero già adesso in giro ronde di statali a caccia del 6,4 per cento dei traditori, per ora coperti da anonimato, che vorrebbero invece tornare a lavorare in ufficio, addirittura salendo le scale magari a piedi, percorrendo corridoi lunghissimi, costretti a timbrare il cartellino con una pratica medievale voluta da Brunetta al grido di "basta fannulloni", vasto programma. 

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