George Floyd, Vittorio Feltri su violenza e polizia: "Perché per una volta siamo superiori agli Stati Uniti"
Anche in Italia la gente non è molto tranquilla. Sabato i cosiddetti gilet arancioni sono scesi in piazza per protestare. Avranno avuto i loro motivi, tra i quali la crisi a cui ha dato la stura il Covid, inclusa l'accentuazione del calo dei posti di lavoro. Ma tutto sommato si è trattato di manifestazioni al cloroformio. Neanche uno schiaffo, nemmeno una carica della polizia. Per il momento siamo un popolo mite, poco incline alla violenza. Probabilmente tutti noi o parecchi di noi siamo stati vaccinati negli anni Settanta, quando la moda ideologica imponeva ai giovani rivoluzionari del cavolo l'uso della P38. In quel periodo ci siamo sfogati abbastanza senza ottenere altri risultati che non fossero cataste di morti ammazzati. E ci siamo calmati. Per fortuna.
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Le nostre forze dell'Ordine sono serene, difficilmente si fanno prendere dal nervosismo e raramente mettono mano alla fondina per ristabilire la pace. I connazionali si sono rassegnati a essere governati da Conte e personaggi simili, piuttosto scarsi, e sopportano di essere sequestrati in casa, obbligati a stare a distanza gli uni dagli altri, a non viaggiare da una regione all'altra, e non osano disobbedire benché la Costituzione glielo consentirebbe. Il nostro sarà un Paese allo sbando ma ha sfoderato la virtù della pazienza. Il massimo che si concede è la libertà di brontolare. Ha fatto del mugugno la sua arma più in voga.
Mentre gli Stati Uniti, che per molti versi noi ammiriamo in quanto efficienti, quando si incavolano danno fuori da matti e invece di limitarsi a borbottare estraggono la pistola e sparano per far capire al volgo chi comanda: la massa, bianca o nera che sia, non è rispettata. Viene trattata quale carne da macello. Il caso del ragazzo di colore soffocato col ginocchio da un agente ha scoperchiato una reazione giustificata nella moltitudine di cittadini. Ormai siamo di fronte a battaglie quotidiane e uomini e donne di pelle scura sono talmente fuori di sé da far temere alle istituzioni di essere pronti a una autentica rivolta. È evidente che gli scontri non sono stati causati da Trump, bensì dal comportamento irresponsabile di un poliziotto crudele e incosciente che si è accanito contro un giovanotto, il quale implorava di poter respirare.
È assurdo soffocare un ragazzo mettendogli il ginocchio sul collo fino a togliergli la vita. Certi fatti non si giustificano, ed è normale che scatenino reazioni rabbiose nella popolazione più sfortunata. Il presidente americano deve rendersi conto che la polizia va educata per non consentirle di compiere azioni tanto spietate. Vero che l'assassino è stato arrestato, e pure abbandonato dalla moglie, significa che tutto sommato la gravità dell'episodio è stata percepita. Ma è altrettanto vero che sotto la presidenza di Obama, il democratico, i tutori dell'ordine commisero più reati di ora che a menare il torrone è appunto Trump. Segno che la spietatezza dei tutori della legge è una tradizione degli States. Questo è il punto. Il grado di civiltà di un Paese si misura in varie maniere, non ultima quella di avere riguardo per la vita anche di chi sgarra.