Alessandro Giuli, quando parla Brusaferro tutti toccano ferro. Il rischio della seconda ondata di coronavirus
Parla Silvio Brusaferro e tutta Italia tocca ferro. Non è un gioco di parole ma la desolata realtà di una Nazione in cui il presidente dell'Istituto superiore di sanità si trova costretto a impersonare un ruolo a metà tra il menagramo e il grillo parlante. E lui ci si trova benissimo, in questa veste pirandelliana con indosso la maschera di un Chiàrchiaro aggiornato che va facendo gli scongiuri sulla seconda ondata di Coronavirus pronta per sommergerci nell'autunno venturo e dissolvere così la nostra immaginaria "Patente" d'immunità. Per l'esattezza, ieri, audito in Parlamento (commissione Bilancio di Montecitorio) anche in quanto membro di diritto del Comitato tecnico scientifico che ci ha segregati per tre mesi, Brusaferro ha pronunciato queste parole: «Per gli scenari che immaginiamo, in autunno, una patologia come il Sars-cov-2 si può maggiormente diffondere e si può confondere con altre sintomatologie di tipo respiratorio la famosa ipotesi della seconda ondata è collegata a questo, che, dal punto di vista tecnico scientifico, è un dato obiettivo con l'arrivo dell'autunno c'è una probabile possibilità di maggiore diffusione del virus».
Mascherine vettori del contagio? "Quanto resiste il virus": allarme dell'Iss
Lo sapevamo già, ma fa sempre piacere sentirselo ripetere da questo campione di ottimismo o se preferite di devozione al principio di precauzione applicato alla nostra angosciata realtà quotidiana di mal sopravvissuti. NON HA TORTO La verità è che Brusaferro non ha torto quando ammette che «il virus è ancora presente e i comportamenti dei singoli sono le misure più efficaci per ridurne la circolazione». Perché «il numero di persone entrate a contatto con il virus è limitato, anche se varia da regione a regione, e molte persone non entrate in contatto, e dunque suscettibili al virus, sono un serbatoio per la sua diffusione». Ha ragione, proprio ora che ci stiamo riaffacciando alla vita, a rammentarci che il gregge italiano in larga parte non è immune al dèmone cinese (per quanto indebolito dal caldo) e bisognerà prevedere anche scenari nient' affatto idilliaci per i mesi che verranno. Ma il fatto è che noialtri stavamo appena assaporando quel minimo sindacale di rilassatezza che tiene dietro alla rassegnazione, al timore di non uscirne mai più, al retropensiero di una debilitazione cronica delle nostre facoltà fisiche e psicologiche; per non dire dello spettro incombente di un'imminente pauperizzazione... Ed ecco che arriva lui, anzi ritorna lui, il grande sacerdote friulano protagonista del rito della disperazione quotidiana officiato per mesi in occasione delle conferenze stampa delle 18 a reti unificate, per sussurrarci nelle orecchie che no, non possiamo non dirci in pericolo permanente ed effettivo. ITALIANI SFIBRATI Se qui non fossimo ammiratori della virologia divulgativa contemporanea (tendenza Roberto Burioni, per intenderci), oltre a toccare ferro saremmo tentati di citare in giudizio il Brusaferro per attentato alla costituzione morale degli italiani, già sin troppo sfibrati nella loro tenuta dal catastrofismo collettivo imbracciato dal governo per condannarci alla reclusione forzata e a un'autocensura comportamentale da dispotismo asiatico. E tuttavia Brusaferro è un uomo troppo serio per prenderlo alla leggera. Con la sua voce glaciale e didascalica, se possibile resa più soporifera dalla mascherina di ordinanza, ci ammonisce inesorabilmente sull'ottobre nero che ci attende dietro l'angolo: non soltanto il Coronavirus resterà endemico fra le pieghe della nostra vita sociale; non soltanto tornerà scorbutico e malvagio come all'inizio; ma avrà anche il vantaggio di potersi travestire da comune agente influenzale di stagione. Insomma un incubo contro il quale diventa necessario premunirsi fin da subito con adeguate profilassi (vaccinazioni e distanziamento fisico inalterato) e proni a un amor fati dal vago sapore orientale, un omaggio sacrificale al plumbeo karma che si è impossessato delle nostre fragili esistenze globalizzate. L'allarmismo preventivo appare perciò sensato, anche se l'effetto è devastante perfino sui sistemi immunitari che nelle loro oscillazioni - come del resto ci insegnano gli epidemiologi - si alzano e si abbassano d'intensità come canne percosse dal vento della propaganda di Stato. Tocchiamo ferro, finché c'è Brusaferro, disciplinati ma non rassegnati a farci estinguere dal fatalismo scientifico.