Pietro Senaldi e la rimonta di Salvini, inversione di rotta nei sondaggi: il punto di forza della Lega
Quando un partito sale nei sondaggi è spesso il risultato improvviso di mesi di lavoro, che si combina a condizioni contingenti però non fortuite. Si prende l'onda e si cresce sempre più. È quello che è successo alla Lega per un anno e mezzo, dal buon successo alle Politiche del 4 marzo 2018 fino alla caduta del primo governo Conte, nell'agosto scorso. Il Carroccio mieteva consensi grazie all'azione del suo capo, Salvini, come ministro dell'Interno, sia sul fronte sicurezza sia sul fronte immigrazione. Per un anno gli uomini della Lega sono sembrati i soli a capirci qualcosa nell'esecutivo. Pertanto il partito è salito dal 17% al 34 delle Europee, cannibalizzando Forza Italia nel centrodestra, in quanto dava l'immagine di forza di governo solida e popolare, e rubando voti nella maggioranza a Cinquestelle, in caduta libera a causa della manifesta incapacità dei propri ministri. Con l'addio all'esecutivo, il partito ha iniziato una lenta discesa. Prima di scarsa importanza, poi marcata, fino ad arrivare al 24% di una settimana fa. Il primo calo era dovuto alla delusione di chi contava su Salvini per cambiare il Paese; rinunciando alla poltrona, il leader ha posposto ogni possibilità di riforma. L'elettorato è rimasto deluso dalle promesse in tema fiscale ed economico che la Lega aveva fatto e non aveva portato a termine, obbligata a governare con una forza anti-imprese e anti-lavoro quale M5S. La ragione della rottura era proprio l'impossibilità di mantenere la parola rimanendo alleati di Conte e soci, ma la curva dei consensi spesso segue le emozioni del momento più che la logica. La Lega nei mesi ha avuto un'ulteriore flessione. Non era dovuta alle citofonate di Salvini o alla sconfitta in Emilia-Romagna, dettagli strumentalizzati dai rivali. Il calo forte si è avuto nel periodo in cui imperversava il Covid, perché nei momenti d'emergenza la cittadinanza si stringe intorno a chi regge il timone, chiunque sia. Conte è stato bravo a terrorizzare la popolazione e nascondere le proprie colpe.
PIAZZE INTERDETTE
La clausura poi ha interdetto le piazze al leader della Lega, il cui consenso si alimenta di relazioni dirette con l'elettorato. Per mesi, la paura di morire è stata più forte della voglia di vivere. Le imprese sono state costrette a chiudere e le ragioni del ceto produttivo sono rimaste congelate. Il premier e la società medicalizzata hanno rubato la scena a Salvini, danneggiato anche dalla circostanza fortuita che il virus si sia accanito particolarmente contro la Lombardia, terra natia della Lega e del segretario. I consensi complessivi del centrodestra non sono scesi ma il gradimento si è un po' spostato da Matteo alla Meloni, salita fino al 14%. La prova che le difficoltà del Carroccio fossero figlie dell'Italia costretta in casa si è avuta al primo accenno di ritorno alla vita. Il sondaggio successivo alla riapertura, reso noto dal programma tv Carta Bianca, ha dato il partito in crescita di quasi un punto, oltre il 26%, con il Pd ricaduto sotto il 21, e ha archiviato i sogni dei dem di agganciare la Lega. Non è un gran recupero, ma è un segno dei tempi cambiati, ancora più significativo poiché la rilevazione è di Ixé, istituto che tende a sottostimare il Carroccio, tant' è che è stato il solo a darlo fino all'ultimo sconfitto in Umbria, dove invece la Tesei vinse con oltre il 57%. La sensazione è che Salvini, che ha programmato un tour estivo per l'Italia, possa recuperare grande parte del consenso. I presupposti ci sono tutti. Il governo ha fatto poco o nulla per le imprese, elargendo spiccioli, per di più in prestito, e gravandole di spese ingenti per riaprire. Ancora meno ha fatto per lavoratori dipendenti e autonomi. I primi ancora in attesa della cassa integrazione, i secondi liquidati con qualche centinaia di euro. Nel frattempo, ci è capitata sulla testa un'inutile sanatoria degli immigrati e sono ripresi gli sbarchi. Il Paese si è impoverito e l'Europa non fa arrivare il suo aiuto quanto dovrebbe.
APPARIZIONI DIRADATE
Riguardo a Conte, ormai stanca alla terza parola, infatti ha diradato le proprie apparizioni. I ministri Bonafede e Azzolina si disputano la palma del peggiore della compagnia e gestiscono due mondi, giustizia e istruzione, che stanno per esplodere; mentre Di Maio gira il mondo a vanvera, senza neppure imparare l'inglese. L'Italia è uscita di casa e si è ritrovata i problemi di sempre, solo più gravi. I giallorossi aumenteranno debito e tasse senza riformare la giustizia, tema annoso ma che Salvini, a differenza di Berlusconi, può cavalcare a proprio vantaggio. Primo perché non è un ricco imprenditore, secondo perché le toghe ormai sono screditate ed è uscito nero su bianco che le inchieste contro di lui hanno esclusivi intenti persecutori. Con la ripresa dell'attività economica i cittadini torneranno a guardare ai partiti che ritengono il lavoro un valore e non una scocciatura e questo risintonizzerà gli elettori con Salvini. Ritorneranno la voglia di pace fiscale e di aliquota fiscale ridotta, se non unica. Qualche ulteriore schiaffetto dall'Europa e qualche sbarco faranno il resto. Quando poi agli italiani passerà la paura, essi collocheranno Conte nella sua reale dimensione di carceriere illegittimo e la Lega risalirà più decisamente.