Giuseppe Conte, il piano di Paolo Becchi: "Sconfiggere il Covid per liberarci del premier”
Dopo tanta attesa il decreto-legge è stato firmato dal Presidente della Repubblica. Con una sua ultima correzione. Dal punto di vista giuridico e politico si tratta di una correzione fondamentale. Il prolungamento per altri sei mesi dello stato di emergenza previsto è stato tolto dal decreto. Tutte le ambiguità risolte. Bisogna dare atto al Presidente della Repubblica, che spesso ho criticato per il suo operato, di essere stato questa volta il "custode della costituzione". Ma stiamo attenti, Conte ci riproverà tra breve. Ormai è evidente che la sua permanenza a Palazzo Chigi è strettamente legata all'emergenza sanitaria. E quindi dovrà fare in modo in questo periodo di alimentare in tutti i modi possibili il panico da virus, con nuovi allarmistici bollettini di guerra, mandando nuovamente in televisione i virologi del regime, e magari facendo anche qualche passo indietro rispetto alle recenti aperture. Deve, insomma, preparare il terreno per un nuovo decreto volto a prolungare lo stato di emergenza.
Per questo occorrerà nelle prossime settimane vigilare. Ma facciamo un passo indietro. Come è stato deliberato "lo stato di emergenza"? Teniamo presente che tutta la successiva catena normativa dipende da questo. È opportuno ricordare che si è trattato di una mera deliberazione del Consiglio dei Ministri. Per tale deliberazione Conte si è richiamato all'articolo 24, comma primo, del decreto legislativo numero 1 del 2018, riguardante il codice di protezione civile, che in effetti lo autorizzava a comportarsi nel modo in cui si è comportato. Dunque tutto regolare, tutto in ordine? Ho forti dubbi al riguardo. Non presenta profili di incostituzionalità quell'articolo 24 citato, dal momento che viola l'articolo 77, secondo comma, della Costituzione? Il governo italiano, insomma, ha proclamato lo stato di emergenza sulla base di quanto previsto da un decreto legislativo che potrebbe essere invalido dal punto di vista costituzionale. "Quando in casi straordinari di necessità e di urgenza il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere". Le proclamazioni non bastano. Così per la Costituzione vigente. Ci sarebbe materia per i "costituzionalisti", ma sono una specie in via di estinzione.