Pietro Senaldi contro Teresa Bellanova: "Piange per gli immigrati ma non per noi. La ministra non commuove nessuno"
Teresa Bellanova ha pianto alla presentazione del decreto economico del governo. Si è commossa per la sanatoria di trecentomila clandestini.
C' è un precedente non benaugurante. Lacrime di ministra, sciagura in vista. Nel 2013 fu Elsa Fornero a tradire l' emozione, durante la conferenza stampa per la manovra straordinaria del governo Monti. Aveva appena affettato le pensioni degli italiani, pur allungandone la vita lavorativa. La storia si incaricò di bocciare l' esecutivo dei tecnici, che fece crollare il prodotto interno lordo del Paese pur aumentando il debito.
Per questo, vedendo la responsabile dell' Agricoltura commossa nell' illustrare la propria pensata, mi sono allarmato. Come a tutti, mi è tornata alla mente la maestrina Fornero. Per scaramanzia ho toccato ferro, per non dire altro. Temo che il decreto Rilancio avrà un effetto sull' economia addirittura più devastante delle misure varate dal professore bocconiano.
C' è molta differenza però tra le due madonne lacrimanti. Quello della Fornero era un pianto di sofferenza e rimorso. La ministra del Lavoro sapeva che stava facendo male agli italiani, mostrarsi fragile è stato un po' come chiedere scusa. E poi è anche vero che, con quella sofferta decisione, evitò il fallimento dell' Inps e riequilibrò un pochino i trattamenti pensionistici tra le diverse generazioni, troppo sbilanciati a favore di quelle più anziane.
Elsa e Teresa - La signora era consapevole che a quel taglio avrebbe legato indissolubilmente la propria immagine, qualunque cosa avesse fatto di buono prima o dopo, e che la sua attività pubblica iniziava e finiva in quel momento.
Furono lacrime di coccodrillo, ma la Fornero non agì per tigna né in nome di una battaglia personale e, pur ritenendo giusto quel che faceva, non se ne vantò. Oggi, da sola, porta la scomoda responsabilità di una scelta che fu di tutto il governo e che era decisiva per la salute dei conti nazionali.
Del tutto diverso il pianto della Bellanova. La ministra era in minoranza nel governo e ha imposto la regolarizzazione di centinaia di migliaia di clandestini sapendo che il 70% del Parlamento e la maggioranza dei cittadini sono contrari. Grande sensibilità democratica.
Non passa giorno nel quale non si sprechino fiumi di parole per ricordare agli italiani che sarebbe da pazzi, quasi criminale, minacciare la stabilità dell' esecutivo in un momento tanto delicato per il Paese. Ma la signora non ha avuto remore nel ricatto: se non gliel' avessero data vinta, avrebbe mandato all' aria il governo. Pur di spuntarla, ha ritardato per settimane un provvedimento vitale per l' economia, atteso da milioni di imprenditori, Partite Iva, autonomi e dipendenti.
Conte non poteva perdere altro tempo, i grillini sono attaccati alla poltrona e lei l' ha spuntata.
Ha vinto, ma gli italiani hanno perso. Le sue sono lacrime di gioia, quelle di dolore le ha lasciate ai cittadini, per i quali la Bellanova non riesce a commuoversi. L' ex bracciante pugliese, stagna e tetragona, non vede oltre la propria storia personale. Vive l' incarico ministeriale come un riscatto della medesima.
Orizzonti limitati - Ha una visione limitata, traumatizzata dal passaggio giovanile a faticare nei campi. L' orizzonte del suo dicastero inizia e termina nel Tavoliere, quasi esso racchiudesse tutta Italia. Non la commuovono i cinque milioni di concittadini in povertà assoluta che entro l' anno raddoppieranno; e neppure i sette milioni in cassa integrazione o il 30% di imprenditori che ha deciso di non rialzare la saracinesca. La signora sa piangere solo per se stessa.
Del provvedimento, abbiamo già detto tutto. Gli agricoltori lo hanno giudicato inutile. Volevano i voucher.
La regolarizzazione non risolve il problema della raccolta della frutta perché migliaia di italiani chiedono di poter lavorare nei campi. Il caporalato in Meridione esiste da prima dell' arrivo degli extracomunitari e ne sono vittime i nostri connazionali quanto i clandestini. Renzi, due anni fa, dichiarò peraltro di averlo sconfitto con la legge che emanò quando era capo del governo. Stando alla sua seguace, evidentemente mentiva. La sanatoria non risolve il problema dello sfruttamento; premia chi è entrato in Italia violando la legge e finisce per essere un invito ad altri a fare altrettanto.
La vispa Teresa ha dimostrato ancora una volta di non essere la ministra dell' Agricoltura, per la quale ha fatto poco o niente, visto che la salvezza del marchio Dop sui prodotti italiani si deve all' imperversare del Covid-19, che ha reso malleabile la Ue al tavolo delle trattative e non a lei. Sindacalista, ha fatto carriera nella Cgil, dove l' ultimo incarico era a difesa del settore tessile. Dei problemi dei suoi vecchi iscritti, se ne sbatte Bellanovamente. Sarà ricordata come ministra dei clandestini e non degli agricoltori, tantomeno dei lavoratori italiani.