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La paghetta che fine fa?

Giovani sempre più propensi a risparmiare

giovanni morelli
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Giovani e paghetta . I ragazzi sono più propensi a risparmiare e consapevoli della propria ignoranza in materia di economia. E' il ritratto dei nuovi preadolescenti che emerge dalla ricerca Educazione finanziaria. Una nuova generazione di risparmiatori curata da Emanuela Rinaldi, docente alla Cattolica, in collaborazione con Junior Achievement. L'indagine ha coinvolto 2300 studenti delle scuole secondarie inferiori con diversi obiettivi, fra cui quello di indagare su: le opinioni e i comportamenti degli studenti a proposito della loro gestione del denaro; il loro livello di conoscenza economica e di interesse verso la materia; le agenzie di socializzazione da cui ricevono informazioni e orientamenti inerenti l'economia. Riguardo ai comportamenti relativi alla gestione del denaro, i dati dell'indagine rivelano che ben il 45,4 per cento degli studenti ha l'abitudine di accantonare una parte della “paghetta”, perché, afferma, «bisogna sempre avere a disposizione una riserva di denaro in caso di imprevisti». Il 23 per cento del campione, invece, dichiara di spendere quasi sempre tutta la somma che può gestire in un mese. Nonostante la forte pressione al consumo esercitata dal marketing, le nuove generazioni sembrano dunque mostrare una maggiore propensione al risparmio rispetto alle generazioni precedenti. Una delle cause di questa tendenza indicate nello studio è la continua esposizione dei ragazzi a conversazioni ascoltate in famiglia o a messaggi televisivi che parlano di tagli, risparmi e crisi. In tema di conoscenza della materia, molti ragazzi ammettono la propria ignoranza. I dati mostrano infatti che il 24 per cento dei giovani si ritiene poco consapevole delle proprie spese e con bassa conoscenza economica. Un'altra domanda che è stata posta agli studenti coinvolti nella ricerca riguarda il rapporto fra denaro e felicità. Su questo punto, si legge nell'indagine, «quasi il 55 per cento degli intervistati assume un'associazione forte tra denaro e felicità, specialmente all'interno del campione maschile (più 8 per cento rispetto alle femmine), mentre assegna una forte importanza alla motivazione espressiva al lavoro (fare un lavoro che piace), più che a quella strumentale (fare un lavoro dove si guadagni molto)». Riguardo alle fonti di informazione, la ricerca mette in luce «il policentrismo delle agenzie formative che veicolano informazioni economiche ai minori intervistati, e specialmente il ruolo fondamentale della televisione, dei giornali e della famiglia (specialmente i padri)».  

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