L'Ue lascia libertà agli Stati nella coltivazione degli Ogm
I cittadini vogliono solo prodotti naturali nei loro piatti. Su un totale di 27 Paesi sono rimasti in 6 a coltivare Ogm
Con una svolta storica la Commissione Europea ha concesso la possibilità agli Stati membri di decidere liberamente se coltivare o meno gli Ogm- organismi geneticamente modificati- dopo aver preso atto della della forte opposizione dei cittadini europei. Lo ha reso noto la Coldiretti che ha commentato positivamente i contenuti della proposta, presentata a Bruxelles, dal Commissario alla Salute, John Dalli, che ha fatto proprie le indicazioni del Presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Barroso, per una modifica dell'assetto normativo vigente in materia di coltivazione degli ogm e rispondente al principio di sussidiarietà, nella logica di consentire così a ciascun Paese membro la decisione in merito alla loro coltivazione. E il "pacchetto Ogm" presentato alla Commissione Europea, come illustrato dalla Coldiretti, si compone di tre documenti, una comunicazione a carattere generale di orientamento sul futuro degli Ogm in Europa che si concentra sulla libera scelta per i Paesi membri in merito alla loro coltivazione, una raccomandazione, destinata a sostituire quella attualmente esistente in materia di coesistenza tra colture tradizionali, biologiche e Ogm, con misure maggiormente restrittive, per garantire ai Paesi membri di adottare misure atte a evitare la presenza involontaria di Ogm e, infine, un regolamento di modifica della direttiva 2001/18/CE che sancisce la possibilità per i Paesi membri di adottare misure volte a restringere la coltivazione di tutte o di una sola varietà di Ogm purché tali misure non siano giustificate da ragioni che non riguardano la valutazione di effetti negativi sulla salute e sull'ambiente o la necessità di impedire la presenza di Ogm in altri prodotti. L'iniziativa comunitaria è una risposta alle perplessità, sempre più crescenti, sul "caso Ogm" in Europa dove, dopo il divieto posto anche in Germania, si sono ridotti a soli 6, su un totale di 27, i Paesi che coltivano organismi geneticamente modificati con un drastico crollo del 12% delle semine, registrato nel 2009, che ha coinvolto tutti i Paesi interessati, tranne la Polonia, che ha mantenuto la stessa superficie coltivata, aumentata solo per il Portogallo. I dati sono stati analizzati in un'ampia ricerca della Coldiretti nel rapporto annuale 2009 dell'"International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications". Il drastico crollo nei terreni seminati con organismi geneticamente modificati in Europa conferma che nel coltivare prodotti transgenici, oltre ai rischi per la salute e per l'ambiente, non risulta nemmeno una convenienza sul piano economico. Secondo i dati - ha precisato la Coldiretti - la coltivazione degli Ogm in Europa riguarda solo il mais, la cui la superficie, coltivata nel 2009, si è drasticamente ridotta da 107.719 ettari a 94.750 ettari, pari a molto meno dello 0,001% della superficie totale di 160 milioni di ettari, coltivati in Europa. Del resto sono già numerosi gli Stati che hanno invocato la clausola di "salvaguardia per ragioni di sicurezza sanitaria e ambientale, per impedire l'uso e la commercializzazione di Ogm autorizzati", ai sensi della normativa comunitaria. Il Presidente della Coldiretti, Sergio Marini, sostiene che l'adozione in via ufficiale di queste proposte attribuisce valore alla scelta lungimirante dell'Italia per un'agricoltura libera da organismi geneticamente modificati, grazie al vasto impegno di uno schieramento che comprende in primis Coldiretti, seguita da movimenti ambientalisti, consumatori e istituzioni in rappresentanza della maggioranza dei cittadini e agricoltori italiani, contrari al biotech, nei campi e anche nel piatto. Sulla base dei risultati dell'ultima indagine annuale "Coldiretti-Swg", l'opinione degli italiani e degli europei sull'alimentazione risulta la seguente: il 72% dei cittadini italiani ritiene che i prodotti alimentari contenenti organismi geneticamente modificati siano meno salutari rispetto a quelli tradizionali.