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Nel carrello anticrisi c'è la fantasia

Mattias Mainiero risponde a Umberto Brusco

Mattias Mainiero
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Le nostre nonne avevano il pallino della “dispensa piena”, retaggio dei periodi bui della guerra. Sfiorando di passaggio alcuni supermercati “economici” ho visto file alle casse, nonostante la crisi. Forse gli italiani hanno imparato a fare la spesa e scegliere quelli più economici, ma la cosa mi è sembrata esagerata. Generi di ogni tipo e carrelli quasi strabordanti. Che segnale è questo se non di consumismo= recessione? Umberto Brusco e.mail La storia consumismo uguale recessione non so bene cosa sia. O forse sì, ma il discorso è lungo e impossibile da affrontare in poche righe: corsa agli acquisti, domanda che cresce generando nuova offerta, ricerca di mercati alternativi, crescita che inizialmente se ne giova, poi ingolfamento, stallo e depressione. Una spirale che provoca crisi sempre più ravvicinate. Troppo complesso. Mi interessano, piuttosto, le file e i carrelli quasi strabordanti. Esagerazioni? Consumismo esasperato? Secondo me, le cose sono più semplici: gli italiani devono mangiare. E visto che tanti italiani lavorano la spesa si fa una volta a settimana, ragion per cui nei carrelli c'è di tutto. A guardarli si direbbe che siamo ricchi. A guardarli meglio e a fare qualche domanda si capisce che è una questione di costi e ricavi: c'è persino chi al supermercato ci va solo una volta al mese per risparmiare qualche centesimo di benzina. Ovvio che i carrelli strabordino. Vicino casa mia, zona abbastanza ricca di Roma, o ritenuta tale, fino a poche settimane fa c'erano due supermercati. Uno fa parte di una grande catena. Traduzione: prezzi alti. L'altro è un discount. Era un discount, perché oggi si è trasferito a cinque chilometri di distanza. E frotte di casalinghe, operai, impiegati e professionisti di buon reddito i cinque chilometri li percorrono tutti per acquistare a prezzo contenuto. Alcuni li percorrono in autobus. Altri hanno organizzano staffette antifatica: oggi vai tu e fai la spesa per due famiglie, la prossima settimana andrò io. Spesa collettiva per rientrare nei parametri non europei ma di uno stipendio che ha perso gran parte del suo potere di acquisto. E le dispense sono sempre più piene. Di generi necessari per la settimana o il mese. E soprattutto di fantasia e arte di arrangiarsi. Sempre più vuoti i portafogli. Forse è un segnale di consumismo uguale recessione. Molto più probabilmente il segnale che siamo semplicemente messi male. [email protected]

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