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Ce l'abbiamo fatta: l'Unità d'Italia non si festeggia più

Mattias Mainiero risponde a Massimo Bardelli

Mattias Mainiero
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Le prospettive per il 2012 non sono rosee, tutto aumenterà per effetto dei provvedimenti bocconiani ai quali sembra che la maggioranza degli italiani si sia affezionata. Fra le tante negatività c'è almeno un fatto positivo: il 2012 pone fine a una inesattezza storica legata al 150° anniversario di proclamazione del Regno d'Italia fatto passare come Unità d'Italia, cosa che si è verificata solo dopo quasi 60 anni. Allora chi è stato festeggiato, Re Giorgio? Massimo Bardelli e.mail Non lo so: presumo che ognuno abbia festeggiato ciò che riteneva più opportuno festeggiare. Alcuni re Giorgio, altri, secondo lei sbagliando, l'Unità d'Italia che si sarebbe però realizzata successivamente. Altri ancora non avranno avuto dubbi: fu nel marzo 1861 che la Camera e il Senato del Regno di Sardegna approvarono la legge che dava vita allo Stato unitario e Vittorio Emanuele II assunse il titolo di re d'Italia, nazione unica nata sulle ceneri di sette diversi Stati. Altri ancora non avranno festeggiato nulla perché pensavano che nulla fosse da festeggiare e forse addirittura avranno indossato qualche segno di lutto. Capita sempre così, per qualunque contestato anniversario. Figuriamoci in un Paese che con le polemiche storiche ha riempito intere biblioteche. Ma il punto, forse, è un altro. Festeggiamenti, caro Bardelli? E dove li ha visti? Mostre, eventi culturali, molti discorsi, qualche parata, la Feste del Tricolore, i capi di Stato a Roma per la Festa della Repubblica. Enfasi, retorica. Però, se io ora chiedesse a lei o ad un qualsiasi altro italiano come l'Italia unita ha festeggiato i suoi 150 anni, ci sarebbe un momento di smarrimento, di perplessità, di disorientamento. Cosa le è rimasto in mente? Che cosa ha lasciato sul serio il segno? Nulla o quasi nulla. Un anno intero di festeggiamenti e alla fine, chissà, forse le celebrazioni ci sono state, forse no. E questi sarebbero i festeggiamenti di un Paese importante, sesta o settima o ottava potenza economica del mondo? La verità è che, anche quando ci impegnano, siamo un Paese tutto sommato piccolo, anche nelle celebrazioni di anniversari che, vista la nostra tormentata storia, inevitabilmente ad alcuni piacciono e ad altri no. E questo non può far piacere, neppure a chi all'anniversario non ha mai creduto. Comunque, è finita: ora torniamo ad essere piccoli e senza festeggiamenti. Anche questa è una liberazione. [email protected]

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