Il vero spread che frega il Paese
Mattias Mainiero risponde a Attilio Lucchini
Caro Mainiero, ogni giorno leggiamo di denunce per (presunti) casi di corruzione. E' talmente una consuetudine, che oramai è subentrata l'assuefazione. Dalla politica non possiamo aspettarci nulla, considerando che la legge bipartisan che avrebbe dovuto colpire questo fenomeno è ferma in Parlamento. Agli italiani interessa poco, visto che l'argomento del giorno è lo spread. Quindi, andiamo avanti così. Attilio Lucchini e.mail Agli italiani più attenti, che presumo siano la maggioranza, interessa moltissimo. E non perché gli italiani siano amanti del torbido o delle malefatte. Perché sanno che lo spread in ultima analisi dipende anche da questo: dalle mazzette, dagli intrallazzi, dal senso di impunità. La Corte dei Conti ha fatto una stima: in Italia il costo della corruzione ammonterebbe a 60 miliardi di euro, con un aumento, nel 2010, del 30 per cento rispetto al 2009. Sessanta miliardi sono la cifra di una supermanovra economica. Secondo la Guardia di Finanza, invece, nel nostro Paese i redditi evasi si aggirano attorno ai 270 miliardi di euro, con un mancato gettito di 120 miliardi, di cui 60 di sola Iva non versata. L'economia cosiddetta sommersa genererebbe un giro di affari (ovviamente esentasse) di 350 miliardi di euro. Per fare la somma non c'è bisogno della calcolatrice: stiamo parlando di 450 miliardi di euro sottratti agli italiani onesti e sconosciuti al fisco, cioè sottratti alle traballanti casse dello Stato dalla corruzione, dall'evasione fiscale, dal lavoro sommerso e dalla criminalità più o meno organizzata. Sottratti ogni anno, mica una tantum. Un furto colossale e continuo, strutturale, e al tempo stesso un cappio al collo del Paese. E una conclusione sconfortante: se solo una parte di questi soldi raggiungesse il livello della legalità, lo spread di cui oggi tutti parlano si ridurrebbe e le manovre finanziarie ed economiche necessarie per ridare fiato all'Italia sarebbero sicuramente meno pesanti e cruente. Le pensioni non verrebbero toccate, l'Iva rimarrebbe invariata, l'Ici sulla prima casa sarebbe un lontano ricordo. Di patrimoniale neanche a parlarne. E naturalmente i risparmi, i nostri risparmi, sarebbero in una botte di ferro. Stavo per scrivere: Bot di ferro. Il vero spread, caro mio, è questo: la differenza tra un Paese onesto e un Paese che ha fatto della disonestà una delle sue bandiere. E per ridurre questo spread non basta una manovra economica. Purtroppo. [email protected]