Un braccialetto di diamanti per i detenuti
Mattias Mainiero risponde a Fabio Cobianchi
Caro Mainiero, ecco una fresca idea del nuovo ministro della Giustizia Paola Severino: reintrodurre il fallimentare braccialetto elettronico tra le misure alternative alla detenzione. I numeri parlano chiaro: un canone annuo di quasi 11 milioni di euro alla Telecom. In conclusione, come sempre, noi italiani continuiamo a pagare. Lei che ne pensa? Fabio Cobianchi Pieve Porto Morone (Pv) Penso che negli Stati Uniti, e anche in Europa, per esempio in Gran Bretagna, Germania, Olanda, il braccialetto elettronico funziona egregiamente, e non da oggi. Negli Usa è utilizzato da oltre un decennio per controllare chi è agli arresti domiciliari o in attesa di giudizio ed è ritenuto socialmente non pericoloso. Lo hanno indossato, fra gli altri, Mike Tyson e il finanziere Adnan Kashoggi. Non risulta che abbia dato particolari problemi. In Inghilterra, il dispositivo di monitoraggio, sperimentato una quindicina di anni fa, è stato applicato in centotrentamila casi, anche nei confronti degli hooligans sottoposti a diffida e dei minori. Il principio è chiaro, e secondo me condivisibile: un minorenne che ha commesso un reato si rovina meno a casa sua indossando un braccialetto che in carcere indossando una divisa da detenuto. E dunque vale la pena provare. In Italia, il Sappe, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria, chiede l'utilizzazione del dispositivo elettronico da tempo immemorabile. Niente, il braccialetto resta nell'armadio, anche se la Telecom si becca fior di quattrini per una convenzione che è tuttora in corso. M il fallimento, caro mio, non è del dispositivo, che funziona dappertutto e potrebbe funzionare anche in Italia risolvendo almeno un po' il problema del sovraffollamento carcerario e permettendoci anche di risparmiare qualche euro. Il fallimento è quello della giustizia italiana e del nostro sistema penitenziario, che non sono mai riusciti a mettersi al passo con i tempi, a diventare più moderni, a velocizzarsi. Ma questa, mi pare, non è una novità: vecchia storia che fa parte delle idiozie nazionali e che ci è costata la bellezza di cento milioni di euro per sei braccialetti sei. Se avessimo regalato ad ognuno dei sei detenuti che hanno sperimentato il dispositivo un braccialetto di diamanti, avremmo speso molto meno. E avremmo pure limitato la figuraccia ad un inopportuno regalo. [email protected]